I ricercatori sono concordi. Il benessere psico-fisico migliora con buone relazioni interpersonali, ma anche con l’amore, la gentilezza e la gratitudine. Tutti toccasana per vivere meglio e a lungo.
La felicità è una porta che si apre dall’interno: per aprirla bisogna umilmente fare un passo indietro. La riflessione è del filosofo Soren Kierkegaard ed è estremamente attuale, oggi più che mai. Le notizie che arrivano dal mondo, i problemi, minano il sorriso di molti e rendono difficile talvolta ritrovare il senso della felicità. Di certo, fa parte dell’essere umano ricercarla, per ritrovare quel bagliore di energia che rende la vita più bella.
Cos’è la felicità?
Ma cos’è in realtà la felicità? Se n’è parlato all’ultimo Festival della Prevenzione LILT. Avere paura della felicità è un controsenso? No, non lo è. «Dentro di noi portiamo la paura che ogni volta che stiamo bene, che siamo felici, qualcosa ci possa accadere» interviene Claudio Mencacci, psichiatra e presidente Società italiana di neuropsicofarmacologia. «E questa condizione è un po’ come dire, legata a questa sorta che noi oggi chiameremmo superstizione, ma che è anche il modo con il quale ci siamo avvicinati in maniera diversa al concetto di felicità». La felicità è un attimo, è momentanea, è nel presente, va cercata e in qualche modo costruita. Si nasce con un patrimonio genetico che rende le persone più o meno propensi a essere felici. Su questa base, è possibile essere educati alla felicità. «Diventa una specie di competenza che si può acquisire. Si può imparare ad essere felici ma anche, è possibile insegnare ai bambini a essere felici, a cercare la felicità», prosegue Mencacci. «Ritengo però che sia difficile poter parlare di felicità senza citare due condizioni fondamentali: gratitudine e gentilezza. Senza, non è concepibile l’idea di felicità».
Felicità uguale longevità
C’è uno studio, lunghissimo, sulla felicità che è stato condotto presso la Harvard Medical School di Boston a partire dal 1938 e che è durato quasi 100 anni. I risultati? Per vivere e invecchiare bene la chiave sta nella buona qualità delle relazioni interpersonali. Così, ci si assicura un benessere psico-fisico che garantisce buone condizioni di salute. Non solo. Le persone che sono circondate da amore e affetto, hanno una probabilità di sopravvivenza superiore al 50% rispetto agli individui solitari. «Emerge da questo studio che l’amore è un fattore fondamentale per la propria felicità e per la longevità, due fattori che non si escludono uno con l’altro», continua Mencacci. «Anzi, abbiamo molte prove di quanto la gratitudine e la gentilezza concorrano nell’allungare la vita. Su questo dobbiamo impostare i nostri ragionamenti e investire nelle nuove generazioni. Gratitudine significa apprezzare ciò che viene offerto dalle opportunità, dal prossimo, avere una lettura costruttiva e positiva. Ma è necessario anche provare gentilezza verso sé stessi, nei confronti dei propri e altrui sentimenti. È una sorta di addestramento all’ottimismo e alla felicità».
È un tema complesso. Ed è bello concludere questo articolo con una riflessione, che è stata la chiusura del talk nel corso del Festival della prevenzione. La felicità è come una farfalla tra le mani, se la stringi troppo muore, se non la stringi la lasci volare, accarezzala e sarà sempre con te.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.