Dall’oncologo Paolo Ascierto, le straordinarie novità su melanoma, tumore al polmone e colon-retto. Una terapia che sta cambiando il modo di affrontare il cancro, offrendo nuove speranze e risultati mai visti prima.
Estate, tempo di sole, di mare, di passeggiate in montagna, di ritmi più lenti anche in città. E c’è anche un grande desiderio di leggere solo belle notizie, anche quando si tratta di malattie importanti come quelle oncologiche. Arrivano quindi al momento giusto le novità che riguardano l’immunoterapia. A riassumerne in 5 punti i benefici è Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli e responsabile scientifico della seconda edizione di “I.N.N.O.VA.T.E. – International Neoadjuvant Immunotherapy Across Cancers”.
Neoadiuvante, di cosa si tratta
Riguarda le terapie oncologiche che si somministrano prima dell’intervento chirurgico, in casi selezionati. Al recente convegno I.N.N.O.VA.T.E. – International Neoadjuvant Immunotherapy Across Cancers, gli esperti internazionali si sono confrontati sull’uso dell’immunoterapia neoadiuvante.
L’azione dell’immunoterapia
I farmaci immunoterapici sbloccano i ‘freni’ che impediscono al sistema immunitario di attaccare il tumore. Quando vengono somministrati, si verifica un massivo attacco del sistema immunitario verso gli antigeni tumorali e una conseguente attivazione e proliferazione delle cellule T.
I vantaggi dell’immunoterapia neoadiuvante
Genera una risposta immunitaria più diversificata, efficace e duratura sia contro il tumore primario, sia nei confronti delle micrometastasi. Un ulteriore vantaggio di questa terapia potrebbe essere la conseguente riduzione del tumore, rendendo operabili masse inizialmente non resecabili e consentendo interventi chirurgici meno invasivi. Questo si traduce in una minore morbilità e nella possibilità di preservare gli organi coinvolti.
Melanoma: è già in uso
Nel caso del melanoma al terzo stadio, l’immunoterapia neoadiuvante è già uno standard di cura. Studi clinici hanno dimostrato un notevole beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione tumorale o recidiva, rispetto all’approccio adiuvante. Vale a dire, all’immunoterapia somministrata dopo l’intervento chirurgico.
Tumore al polmone: a che punto siamo
Nel caso della forma non a piccole cellule, la più comune, la combinazione di chemioterapia neoadiuvante e dell’immunoterapico nivolumab ha già ricevuto l’approvazione delle agenzie regolatorie per l’utilizzo quando il tumore è resecabile. Numerosi studi clinici hanno evidenziato significativi miglioramenti nei tassi di risposta patologica completa, cioè scomparsa del tumore e sopravvivenza libera da progressione.
Tumore del colon-retto
Infine, l’immunoterapia neoadiuvante si sta rivelando molto promettente anche per alcune forme di tumore del colon-retto. Nello studio di fase 2 NICHE-2, i pazienti con una forma di cancro localmente avanzata trattati con gli immunoterapici nivolumab e ipilimumab hanno mostrato una buona efficacia. Risultati recenti hanno rivelato un tasso di sopravvivenza libera da malattia del 100% a 3 anni, un dato senza precedenti. Bene anche sul fronte del tumore del seno triplo negativo, una delle forme di cancro al seno più aggressive. L’aggiunta dell’immunoterapico pembrolizumab alla chemioterapia neoadiuvante, seguita poi ancora da pembrolizumab dopo l’intervento chirurgico, ha aumentato i tassi di risposta e la sopravvivenza globale a 5 anni, rispetto alla sola chemioterapia.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


