Come l’AI sta cambiando la diagnosi precoce e quali sono oggi gli esami più efficaci: risponde il dottor Gianfranco Scaperrotta
Quando si parla di innovazione in oncologia, il pensiero corre subito ai farmaci. E ci sta, perché le nuove terapie sono decisamente innovative. C’è però anche un tipo di progresso che viene meno considerato, ma che è fondamentale per la diagnosi, ed è quello relativo alle nuove tecnologie. Vale a dire, tecniche innovative e strumenti digitali, che rendono sempre più accurata la valutazione delle immagini, con un obiettivo: individuare precocemente i tumori e, allo stesso tempo, migliorare l’organizzazione dei programmi di prevenzione. Come ci ha raccontato Gianfranco Scaperrotta, Responsabile Radiologia Senologica Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Direttore Sanitario degli Spazi LILT Milano Monza e Brianza.
Dottor Scaperrotta, la prima domanda è d’obbligo: intelligenza artificiale e mammografia, è un’unione che funziona?
Certo che sì, perché l’intelligenza artificiale è capace di supportare i radiologi nella lettura, riducendo falsi positivi e ottimizzando i tempi. Mi spiego con un esempio pratico. Le immagini acquisite nel corso dell’esecuzione della mammografia vengono inviate al software dell’AI, l’intelligenza artificiale, che le elabora ed effettua una prima valutazione. A video, vengono evidenziate le criticità. Il secondo step è la lettura del radiologo, che avvalla o meno ciò che ha indicato l’AI. Non è una doppia lettura indipendente, ma una collaborazione uomo-macchina, fermo restando che il referto e la responsabilità medico-legale restano saldamente in mano al radiologo.
Quale tra le due opzioni è migliore ai fini della lettura dell’esame, due radiologi oppure radiologo e AI?
È un quesito che si sono posti i ricercatori e da qui è nato MASAI. Mammography Screening with Artificial Intelligence (MASAI), il primo studio controllato randomizzato che ha valutato l’efficacia dello screening supportato dall’intelligenza artificiale. I ricercatori hanno dimostrato che la combinazione radiologo e IA funziona meglio di due radiologi insieme: migliora la capacità di individuare i tumori, riduce i falsi negativi e soprattutto diminuisce i richiami inutili. È uno studio che porta a riflessioni importanti. Oggi si sa che su mille mammografie, solo 4 o 5 rivelano un tumore. L’IA può “scremare” i casi, permettendo ai medici di concentrarsi dove serve veramente.
Cos’altro c’è di nuovo per la diagnosi del tumore al seno?
La sigla è CEM, Contrast Enhanced Spectral Mammography, ed è una particolare mammografia che viene richiesta quale esame di secondo livello, utilizza un liquido di contrasto da somministrare per via endovena, in grado di “illuminare” le zone dov’è presente la lesione. È particolarmente utile per ottenere informazioni sulla vascolarizzazione del nodulo maligno prima di un intervento chirurgico, nei casi dubbi e per monitorare la risposta alla chemioterapia.
Ultimamente si parla molto di seno denso: ci sono novità nell’ambito dei criteri di valutazione?
Partiamo da un dato, che è importante perché toglie molte ansie. Oggi sappiamo che le donne che richiedono più attenzione sono quelle con un grado di densità di classe D perché nel loro caso ci sono maggiori difficoltà a ottenere immagini chiare con la sola mammografia. Rientra in questa fascia di rischio il 10% delle donne tra i 45 e i 75 anni. Gli studi internazionali hanno dimostrato che la risonanza magnetica è l’esame più performante, cioè quello che garantisce i migliori risultati. Al momento però in Italia non è possibile offrire la risonanza magnetica a tutte le donne che ne avrebbero diritto, perché i macchinari sono pochi. Per questo, oggi nella pratica quotidiana, la combinazione mammografia più ecografia rimane l’approccio più diffuso, con l’aggiunta a breve dell’intelligenza artificiale, che potrebbe rappresentare un aiuto anche in questi casi più critici.
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Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


