Dal nuovo speculum all’autotest del futuro. La ginecologa Domenica Lorusso spiega le innovazioni che aiutano le donne a difendersi dai tumori ginecologici.
È recente l’istituzione della Giornata mondiale dedicata ai tumori ginecologici, che si tiene sempre il 20 settembre. La nascita infatti risale al 2019, grazie a ESGO (European Society of Gynaecological Oncology) in collaborazione con ENGAGe (European Network of Gynecologic Advocacy Groups), con l’obiettivo di accendere i riflettori sui tumori dell’ovaio, dell’endometrio (o utero), della cervice uterina, e dei tumori rari di vulva e vagina. Insieme, ogni anno fanno registrare oltre 1 milione di nuove diagnosi, e secondo le stime di Globocan Cancer Tomorrow, questo numero potrebbe superare i 2 milioni entro il 2050. Per questa ragione, la giornata viene chiamata anche “Go day”. Già, perché bisogna agire senza perdere tempo: la prevenzione dei tumori ginecologici è importante sempre, a ogni età.
I fondamenti della salute ginecologica sono tre: visita, ecografia, pap test/HPV test.
«Oggi la quasi totalità dei ginecologi ha in studio un ecografo per un esame di primo livello, che aumenta l’affidabilità della visita», spiega Domenica Lorusso, responsabile della Ginecologica Oncologica di Humanitas San Pio X e professoressa ordinaria di Humanitas University, di Milano. «Il consiglio è di eseguire il primo check nell’anno del primo rapporto sessuale e comunque a partire dalla maggiore età e di mantenerlo quale abitudine annuale per tutta la vita».
Un pap test più delicato
Oggi, peraltro, la visita sta diventando sempre meno invasiva, grazie al nuovo speculum, lo strumento ginecologico utilizzato per esaminare il collo dell’utero e le pareti vaginali. A inventarlo sono state Ariadna Izcara Gual e Tamara Hoveling, due ricercatrici olandesi dell’Università tecnica di Delft nei Paesi Bassi. E, seppure lentamente, sta arrivando negli ambulatori ginecologici.
«Si coglie subito che è stato progettato da donne», continua la professoressa Lorusso. «Questo perché rispetta l’anatomia. Ha la forma di un fiore e una volta nel canale vaginale, lo dilata in maniera fisiologica, agendo sulle quattro pareti e non su due come lo speculum tradizionale. In più è in gomma TPV semi-flessibile, e quindi decisamente più confortevole».
Il vaccino contro il Papilloma
La prevenzione passa anche dalla lotta al Papilloma, il virus responsabile del tumore alla cervice uterina in oltre 9 casi su dieci. Qui le strategie a disposizione sono diverse. A partire dalla vaccinazione, che rientra nell’ambito della prevenzione primaria. «Ora il vaccino è gratuito per uomini e donne fino a 26 anni», continua la professoressa Lorusso. «Garantisce una protezione totale in chi non ha ancora avuto rapporti sessuali ed è per questo che di preferenza viene consigliato nella fascia d’età dei 12 anni. Ma la protezione permane, anche se in percentuale minore, in chi la esegue entro i 26 anni. Inoltre, abbiamo dati relativi all’efficacia protettiva oltre questa età fino a 45 anni. È minore, certo, ma non va sottovalutata al fine della protezione contro il tumore alla cervice uterina, innanzitutto, oltre ad altre forme, come il cancro alla vulva e alla vagina, rimanendo in tema di forme tumorali ginecologiche, ma anche i tumori otorinolaringoiatrici anche essi in una certa parte legati alla infezione da papilloma». Sì anche ai controlli di prevenzione secondaria per tutte le donne. Vale a dire, il Pap test ogni tre anni fino al 29 anni e quindi l’HPV test a partire dai 30 anni: se il primo controllo è negativo, quest’ultimo test viene ripetuto ogni 5 anni. «C’è molta attenzione sull’autoprelievo per rilevare la presenza del papillomavirus», dice la professoressa Lorusso. «Uno studio condotto su donne africane ne ha dimostrato l’attendibilità, con un’efficacia sovrapponibile a quella del test tradizionale. Certo, la prima volta alla donna va insegnato come eseguirlo, e come conservare il prelievo, in modo da non causare danni alle cellule. Il contenitore va consegnato al laboratorio per l’analisi». Al momento in Italia e in generale nei Paesi europei, non c’è ancora. È indicato in particolare per chi ha poco tempo a disposizione, per chi vive in luoghi impervi e per chi in generale preferisce l’intimità. Con l’autotest, si ottiene un aumento delle adesioni, con in più una riduzione dei costi sanitari.
Sintomi del tumore ovarico
Infine, attenzione ai sintomi. «La donna conosce il suo corpo e sa quando c’è qualcosa che non va», conclude la professoressa Lorusso. «è meglio quindi rivolgersi al proprio ginecologo in caso di un sanguinamento anomalo, specialmente in menopausa quando le mestruazioni sono scomparse, di perdite inusuali, di dolori, di un gonfiore addominale che non si risolve. Spesso non è nulla di grave ma, ripeto, un controllo in più può salvare la vita. E per chi ha più casi in famiglia di tumore al seno e tumore ovarico, è bene parlarne con lo specialista- E avviare un percorso ad hoc se dalle indagini emerge la presenza di quello che viene ormai popolarmente chiamato “il gene Jolie” dal nome dell’attrice che per prima ha condiviso la sua storia, raccontando al mondo di avere una mutazione dei geni BRCA 1 o 2».
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Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


