È intessuto di storie e di colori il camice che indossa Delia Nutini, volontaria LILT presso la Pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Delia Nutini “indossa” alla perfezione l’impegno fondamentale di tanti volontari LILT. La sua divisa è un camice bianco, divenuto col tempo – oltre 20 anni – un’opera d’arte condivisa, fatta dei disegni di tantissimi bambini e ragazzi che ha incontrato alla Pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Delia “colora” le loro giornate in ospedale. Loro, dipingono con un gesto spontaneo quell’abito che identifica chi dedica con LILT il suo tempo agli altri. Delia la chiama “la potenza dell’estraneo”. Perché in determinate circostanze, lo sguardo più amico e la mano più tesa possono davvero essere quelle di chi si incontra per la prima volta e si conosce appena.
Empatia e dono: la bellezza del volontariato LILT
Accade così, quando l’empatia innata muove i propri gesti verso l’altro e la preparazione e la formazione continua sostengono il proprio agire. Ed è allora che si generano legami autentici e inaspettati, liberi da aspettative reciproche e per questo forti, concreti. «Questo è il vero affetto incondizionato. È successo a me, quando ho assistito mia madre malata e ho ricevuto un aiuto fondamentale da LILT. Oggi cerco di donare sostegno e vicinanza ad altri ed è questa l’intensa bellezza del mio ruolo» racconta la volontaria. Un’intensità resa ancora più vivida dal fatto che la sua è una relazione con i più piccoli e le loro famiglie, disorientate nella diagnosi e nella cura di una malattia oncologica che colpisce chi è più indifeso, chi dovrebbe solo poter vivere la propria infanzia in modo spensierato.
L’esperienza di Delia tra sorrisi, abbracci e la realtà del dolore
Delia oggi ha 55 anni e fa la volontaria una volta alla settimana nell’ambulatorio di Pediatria dell’Istituto, dove si alternano dieci volontari LILT per cinque giorni. È arrivata in LILT nel 2003, ha indossato il suo camice persino in gravidanza. Quell’abito è il segno più tangibile di quello che fa. Ciò che non si vede sono gli abbracci, i sorrisi, gli sguardi, la vicinanza donata, le lacrime. Delia non nasconde affatto il dolore che si prova davanti alla malattia. La relazione e la vicinanza con i bambini malati e le loro famiglie è intensa e complessa e talvolta porta con sé un senso di sconfitta.
Quando mi chiedono se provo dolore, rispondo che sì, certamente, talvolta sento un dolore quasi fisico. Eppure, negli anni, ho imparato a trasformarlo in energia per tutti.
Una trasformazione faticosa ma essenziale, per continuare a liberare, sempre, quella potenza inattesa che genera il saper accompagnare e assistere.


