Alcuni cibi possono influenzare l’efficacia dei farmaci o aumentare il rischio di effetti indesiderati. Dal pompelmo, alla liquirizia, alle verdure a foglia verde, ecco perché conoscere le interazioni tra alimenti e medicinali è fondamentale per la propria sicurezza.
Mangiare sano variando gli alimenti presenti nel piatto è uno dei pilastri della prevenzione. Ma, non tutti sanno, che quando si segue una terapia farmacologica, oltre a prestare attenzione alla posologia – assumere il farmaco a stomaco vuoto o a stomaco pieno – bisogna considerare cosa si sta mangiando e bevendo. Alcuni alimenti, infatti, sono in grado di interferire con l’attività del farmaco causando effetti collaterali anche gravi. Per questo motivo, è importante leggere con attenzione le indicazioni presenti nel foglietto illustrativo e rivolgersi al proprio medico in caso di dubbi.
Incontri non graditi nel tratto digerente
I farmaci assunti per via orale vengono assorbiti nello stomaco e nell’intestino, dove rilasciano il principio attivo che, una volta entrato nel circolo sanguigno, raggiunge il punto in cui deve svolgere la sua azione. E proprio del tratto gastrointestinale, i farmaci possono ritrovarsi in compagnia di alimenti che influiscono sul loro assorbimento ed efficacia. Anche il loro smaltimento può essere ostacolato se il fegato si trova a interagire con qualche molecola “di troppo” oppure è sovraccaricato da un’alimentazione scorretta e un eccesso di alcol.
Pompelmo: non così innocuo
Il pompelmo è uno dei protagonisti quando si parla di interazioni tra alimenti e farmaci. È un frutto molto ricco di vitamina C, ma contiene alcune sostanze (le furanocumarine) che interferiscono con gli enzimi del fegato responsabili di metabolizzare medicinali come alcune statine usate per abbassare il colesterolo o certi antipertensivi. Questo significa che l’assunzione di succo di pompelmo insieme a questi farmaci, porta a un rallentamento del loro metabolismo e di conseguenza un aumento della loro concentrazione nel sangue oltre i livelli di sicurezza.
Quando il potassio è troppo
Banane, arance, verdure a foglia verde sono un’ottima fonte di potassio, ma attenzione a non eccederne quando si assumono farmaci per la pressione o per il cuore. Alcuni diuretici o ACE-inibitori aumentano infatti il livello di potassio nel sangue, e un eccesso di questo minerale può provocare palpitazioni o aritmie. Non serve eliminarli del tutto, ma consumarli con equilibrio e sotto consiglio medico.
La liquirizia e il cuore
Può sembrare un innocente peccato di gola, ma la liquirizia – in caramelle o bastoncini – può interferire con alcuni farmaci per la pressione e con certi diuretici. La glicirrizina, una sostanza naturale presente nella radice, può influenzare la pressione sanguigna e i livelli di potassio nel sangue, provocando disturbi del ritmo cardiaco. Meglio quindi optare per delle alternative.
Vitamina K e anticoagulanti: un equilibrio da trovare
Chi assume anticoagulanti, come il warfarin, deve prestare attenzione agli alimenti ricchi di vitamina K, come spinaci, cavoli, broccoli e cime di rapa. Questa vitamina, infatti, favorisce la coagulazione del sangue e può rendere meno efficace il farmaco. Non è necessario eliminarli completamente dalla dieta — anzi, sono cibi salutari — ma è importante alternali con altre verdure.
Caffeina con moderazione
Caffè, tè, cioccolato e bevande energetiche contengono caffeina, una sostanza che può interferire con diversi medicinali. In chi assume broncodilatatori, alcuni antibiotici o antipsicotici, la caffeina può accentuare effetti indesiderati come tachicardia, ansia o insonnia. Anche qui la parola chiave è moderazione: un caffè al mattino va bene, ma è meglio non esagerare.
L’alcol non è mai una buona scelta
Infine, l’alcol è senza dubbio il grande nemico silenzioso delle terapie. Può potenziare la sonnolenza causata da sedativi, ansiolitici o antistaminici, aumentare il rischio di danni al fegato in chi assume paracetamolo o antinfiammatori, e interagire con molti altri medicinali. In alcuni casi l’associazione può essere addirittura pericolosa. Per questo è sempre consigliabile evitare l’assunzione di alcol durante le terapie.
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Biologa e divulgatrice scientifica. Dopo la laurea e il dottorato di ricerca, ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza e ha scelto di dedicarsi alla divulgazione scientifica. Si occupa principalmente di salute e prevenzione oncologica, con l’obiettivo di rendere la scienza chiara e accessibile a tutti.


