Alimentazione e tumore al seno, un legame importante non solo nella prevenzione ma anche durante le terapie oncologiche. Ne parliamo con Alessandra Borgo, biologa nutrizionista LILT.
Ottobre è il mese rosa dedicato alla prevenzione del tumore al seno, in cui l’attenzione ricade sull’importanza della diagnosi precoce e della salute della donna. Ma è anche il mese della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si celebra il 16 di ottobre: un’occasione per tornare a riflettere su quanto le nostre scelte quotidiane a tavola possano incidere sulla prevenzione delle malattie, oncologiche e non solo.
A guidarci in questo percorso è Alessandra Borgo, biologa nutrizionista LILT, che ci aiuta a fare chiarezza sul legame tra stili di vita, alimentazione e tumore al seno. «La diagnosi precoce resta certamente la prima arma nella lotta contro il tumore al seno, ma la prevenzione primaria, fatta di stili di vita corretti e sana alimentazione, gioca un ruolo tutt’altro che marginale».
Non è solo una questione di geni, lo stile di vita conta
Il rischio di sviluppare un tumore al seno dipende solo in parte da fattori genetici. La predisposizione familiare – come le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 nel caso del tumore al seno – rappresentano una componente importante, ma non una condanna. «Esistono fattori di rischio che non possiamo modificare, come la genetica o l’età», spiega Borgo, «ma accanto a questi ce ne sono altri, modificabili, legati alle nostre abitudini, sui quali possiamo intervenire per ridurre il rischio».
Un riferimento importante arriva dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), che da anni elabora raccomandazioni basate su centinaia di studi internazionali. Mantenere un peso corporeo sano, seguire un’alimentazione ricca di alimenti vegetali e praticare regolare attività fisica sono tre importanti pilastri della prevenzione primaria. «L’attività fisica vigorosa riduce il rischio di tumore al seno in pre-menopausa, mentre nel post-menopausa anche una camminata quotidiana è protettiva» aggiunge Borgo. «L’alcol, invece, resta un fattore di rischio certo in ogni fase della vita. È una sostanza pro-infiammatoria che può interferire con il sistema endocrino e favorire i processi di cancerogenesi».
Da prediligere verdure a foglia verde
Sul fronte alimentazione, la letteratura scientifica ha evidenze più limitate sul ruolo protettivo nello sviluppo del tumore al seno, ma sempre più studi stanno mostrando un’associazione. «Le verdure non amidacee, per intenderci quelle a foglia verde – come spinaci, broccoli, carote – mostrano un possibile effetto protettivo, in particolare nei tumori estrogeno-recettori negativi. Anche i carotenoidi, presenti negli alimenti di colore giallo-arancio-rosso, sembrano ridurre il rischio – sia in pre che in post-menopausa – grazie alla loro azione antiossidante».
Oltre alla varietà, anche la stagionalità è importante: «Frutta e verdura di stagione non solo riducono l’impatto ambientale, ma sono più ricche di fitocomposti, vitamine e antiossidanti perché crescono nel loro periodo ideale» ricorda Borgo.
Alimenti ricchi di calcio possono avere effetti protettivi
Un’altra associazione interessante sulla possibile riduzione del rischio di sviluppare il tumore al seno, sia nel pre che nel post-menopausa, la troviamo nelle diete ricche di calcio. Molti alimenti, di cui non immaginiamo, ne sono ricchi: «Si associa il calcio sempre ai latticini» spiega Borgo, «ma ricordiamoci che è presente in tanti altri alimenti come le mandorle, i semi di sesamo, le olive, piuttosto che le verdure a foglia verde».
L’importanza della fibra nel ridurre il rischio di recidive
Secondo il WCRF una dieta ricca di fibre, quindi di stampo prevalentemente vegetale – che non significa vegetariana o vegana – può avere un ruolo protettivo nel rischio di recidive di tumore al seno «È emerso che, alimenti come cereali integrali, frutta, verdure non amidacee, legumi, semi oleosi o frutta secca – se consumati quotidianamente – sono importanti nella prevenzione terziaria del tumore al seno».
E sulla soia, la nutrizionista chiarisce: «Non aumenta il rischio di sviluppare il tumore al seno, anche nelle forme ormono-sensibili, anzi gli studi condotti su popolazioni asiatiche, dove il consumo di soia è elevato, mostrano alcuni effetti protettivi, anche nella prevenzione terziaria. Il consiglio è non eliminarla, ma consumarla con equilibrio come per gli altri legumi».
L’alimentazione come supporto durante le terapie
L’alimentazione non è solo prevenzione, ma deve diventare parte integrante del percorso di cura. Nei trattamenti per il tumore al seno spesso vengono prescritte terapie ormonali che possono incidere sul peso corporeo: «Alcune donne devono affrontare dei cambiamenti fisici con un evidente aumento di peso. Gestirlo è fondamentale perché potrebbe aumentare il rischio di recidive, piuttosto che di mortalità» spiega Borgo.
Curare l’alimentazione permette quindi di fronteggiare al meglio gli effetti collaterali delle terapie. «Non si tratta di diete rigide», precisa la nutrizionista, «ma di fornire strumenti pratici per affrontare un momento delicato».
L’alimentazione aiuta anche sul piano emotivo. «Sapere come comportarsi a tavola restituisce un senso di controllo e serenità», aggiunge. «È una forma di supporto psicologico importante da non sottovalutare».
Prevenire attraverso l’alimentazione,
Biologa e divulgatrice scientifica. Dopo la laurea e il dottorato di ricerca, ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza e ha scelto di dedicarsi alla divulgazione scientifica. Si occupa principalmente di salute e prevenzione oncologica, con l’obiettivo di rendere la scienza chiara e accessibile a tutti.


