Con la tecnica dello scalp cooling, o caschetto refrigerato, il freddo può aiutare a ridurre la caduta dei capelli e a vivere con più serenità il percorso di cura.
Il freddo per la prevenzione della caduta dei capelli causata dalla chemioterapia. È questo in parole semplici l’obiettivo dello scalp cooling, o caschetto refrigerato. In pratica, il freddo riduce temporaneamente il flusso sanguigno nella zona del cuoio capelluto. Di conseguenza, si ottiene una riduzione della quantità di chemio che arriva alle cellule del follicolo pilifero, a vantaggio di una prevenzione o riduzione dei danni del farmaco sui capelli.
I risultati della ricerca italiana
L’azione di questi dispositivi è stata validata da diversi lavori scientifici. Uno per tutti, è lo studio prospettico italiano pubblicato su Current Oncology nel 2022, condotto su donne con tumore al seno. La procedura di raffreddamento ha preso il via 30 minuti prima dell’inizio dell’infusione chemioterapica per consentire il raffreddamento graduale del cuoio capelluto alla temperatura desiderata, ed è stata mantenuta durante l’infusione e per 60-120 minuti dopo la fine del trattamento. La temperatura del cuoio capelluto è stata mantenuta a 3-5 gradi centigradi.
I risultati? Come hanno riportato gli Autori, «lo studio suggerisce che il raffreddamento del cuoio capelluto è altamente efficace nella prevenzione dell’alopecia nei pazienti sottoposti a chemioterapia a base di antracicline e/o taxani (neo)adiuvante per il tumore al seno precoce. L’analisi ha riportato un tasso complessivo di conservazione dei capelli del 68,0%».
Effetti collaterali e controindicazioni
Lo studio prospettico ha messo in luce anche gli effetti collaterali provati durante l’utilizzo dello scalp cooling. Il 77,5% delle donne ha accusato disturbi quali mal di testa, dolore al cuoio capelluto e al collo, sensazione di malattia, vertigini e bruciore del cuoio capelluto. È stato elevato anche il numero di persone che hanno provato sensazione di disagio legato al freddo come brividi intensi. Ciò nonostante, i cicli di chemio con in associazione l’utilizzo del caschetto refrigerato è stato completato in quasi il 72% dei casi.
Come sempre, anche qui ci sono delle controindicazioni. Il dispositivo non va bene in caso di tumori ematologici con alti livelli di cellule tumorali circolanti, come leucemie e linfomi, nel caso di tumori cerebrali, oppure se c’è il rischio di metastasi nella zona della testa.
La ricerca continua
I lavori scientifici sullo scalp cooling non si fermano, però. Ci sono infatti ancora diversi quesiti in sospeso, che sono importanti anche per determinare i pazienti candidati. Alcune ricerche ad esempio si stanno focalizzando sui chemioterapici per individuare con quali classi di farmaci è più probabile un effetto positivo. Altri studi invece si stanno concentrando sullo spessore del capello che potrebbe essere un fattore indicativo per quanto riguarda la prevenzione dell’alopecia col caschetto refrigerato.
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Ph. Getty Images
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


