Una nuova normativa a tutela del lavoro dopo l’esperienza di una malattia oncologica, ma anche corsi per conoscere i propri diritti e reintegrarsi pienamente. Sono tante le opportunità di supporto per ricostruire anche la vita professionale dopo la malattia.
E adesso come faccio col lavoro. Un dubbio più che lecito, comune a più o meno tutte le persone dopo una diagnosi di tumore. È uno degli aspetti più delicati da affrontare: in molti casi, infatti, si possono verificare situazioni complesse in cui il lavoratore, già provato dalla malattia, si trova a dover difendere i propri diritti.
Una nuova legge
Ma cosa accade al lavoratore dalla diagnosi di tumore in poi? Il Senato ha appena approvato in via definitiva il disegno di legge sulla “conservazione del posto di lavoro per i malati oncologici“. La norma, votata in maniera trasversale da tutti i gruppi, riguarda “i soggetti affetti da malattie oncologiche o da malattie invalidanti e croniche, anche rare” e dà diritto ad un ulteriore congedo straordinario, purtroppo non retribuito, di 24 mesi cumulabile alla malattia e ai permessi da legge 104. Saranno previste, anche per i lavoratori autonomi, delle forme di tutela in caso di sospensione dell’attività autonoma per un periodo massimo di 10 mesi, anche qui presumibilmente senza poter ricevere sussidi extra. Rispetto alle norme vigenti, ci sono dei cambiamenti, ancora a tratti timidi e non del tutto neutri economicamente rispetto la riduzione della capacità lavorativa indotta dalla malattia.
Malattia e retribuzione tra le novità
Il primo diritto fondamentale per dipendenti pubblici e privati rimane quello alla fruizione della malattia, che garantisce al lavoratore la possibilità di assentarsi durante il periodo di cura. «Ogni contratto collettivo nazionale prevede un limite massimo di giorni di assenza per malattia, in cui l’azienda non può licenziare liberamente, che è detto comporto», spiega l’avvocata Sara Sindaco, Legale esperta in diritto del lavoro e tutela dei pazienti fragili e volontaria di competenza di LILT Milano. «E’ il periodo massimo durante il quale il lavoratore può assentarsi per malattia senza perdere il posto. Tuttavia, ci sono delle eccezioni fondamentali: i giorni di ricovero ospedaliero e i giorni di terapia salvavita certificata, come la chemioterapia, non vengono conteggiati nel comporto. Questo consente di “congelare” il conteggio dei giorni di malattia ordinaria, preservando il rapporto di lavoro più a lungo». Fino ad oggi, se il contratto prevedeva 180 giorni di comporto e il lavoratore li superava, il datore di lavoro poteva legittimamente procedere al licenziamento. Alla luce delle nuove regole, invece, il lavoratore può chiedere di assentarsi per ulteriori 18 mesi senza retribuzione ma con la garanzia di poter conservare il posto di lavoro. Per chi ha una invalidità superiore al 50%, è anche previsto un ulteriore strumento: 30 giorni annui retribuiti per visite mediche, applicabile sia ai lavoratori pubblici che privati (d. Lgs. 119/2011, art. 7).
Lavoro agile
Cosa succede al momento del rientro? La legge prevede che al termine del periodo di congedo il lavoratore possa accedere prioritariamente alla modalità di lavoro agile, “ove la prestazione lavorativa lo consenta”. In caso di difficoltà, il lavoratore può richiedere una riduzione delle mansioni, come per esempio evitare carichi pesanti, e una riduzione dell’orario di lavoro, anche tramite richiesta di part time. Quest’ultima opzione non è automatica, e va concordata col datore di lavoro, ma talvolta è espressamente prevista da specifiche clausole dei contratti collettivi. In tal caso, il datore di lavoro è obbligato a concederla. In alcuni contesti aziendali infine è possibile attivare la donazione di giorni di ferie tra colleghi, così dette “ferie solidali”, come gesto di solidarietà verso un collega in difficoltà. Tuttavia, anche in questo caso serve l’accordo del datore di lavoro e ci sono limiti: solitamente si possono cedere solo pochi giorni per ciascun lavoratore (per la disciplina di dettaglio si rinvia al testo del Jobs Act d. Lgs. 151/2015).
I diritti del paziente oncologico
«Per rispondere ai bisogni informativi dei pazienti e dei loro familiari, a gennaio di quest’anno abbiamo organizzato un ciclo di incontri dedicati ai diritti ai diritti dei pazienti ed ex pazienti oncologici con un focus sui diritti del lavoro», interviene Cecilia Maccacaro, responsabile Sviluppo progetti settore Assistenza LILT Milano Monza Brianza. «L’iniziativa ha raggiunto oltre cento tra pazienti ex pazienti a caregiver, a conferma del fatto che sempre più persone in età lavorativa si trovano ad affrontare una diagnosi oncologica e, fortunatamente, sempre più persone guariscono, trovandosi poi nella necessità di reintegrarsi nel mondo del lavoro».
Proprio per questo motivo, da ottobre 2025 partirà un nuovo servizio: un ciclo di incontri informativi mensili online, in formato “pillole legali”, della durata di un’ora. Gli incontri si terranno il mercoledì sera e saranno aperti a pazienti, ex pazienti e familiari, con l’obiettivo di fornire risposte chiare e concreti.
Accanto a questi momenti di gruppo è attivo tutto l’anno lo sportello socio-legale, con cadenza settimanale, dove un pool di avvocati ed esperti legali volontari offrono consulenze gratuite per orientare pazienti ed ex pazienti oncologici rispetto a diritti, agevolazioni e possibilità concrete di tutela.«
Nel 2025 abbiamo anche avviato il primo progetto pilota LILT rivolto a pazienti ed ex pazienti oncologici, per rafforzare le competenze personali, attraverso incontri con una formatrice esperta e accompagnare la ricerca attiva del lavoro, grazie all’aiuto di un’orientatrice professionale. Il percorso ha previsto incontri di gruppo e supporto individuale per lavorare su curriculum, lettera motivazionale, simulazioni di colloqui, con un’attenzione particolare alla motivazione e all’autoefficacia, spesso messe a dura prova dal percorso di malattia. Per le prossime edizioni, vogliamo ampliare il progetto attraverso collaborazioni con aziende sensibili alla tematica, con l’obiettivo di costruire ponti reali tra i pazienti oncologici e il mondo del lavoro».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


