Dati in crescita e fasce vulnerabili sempre più esposte: il Prof. Riccardo Caccialanza spiega perchè moderazione, qualità e stile di vita sano sono le chiavi per ridurre il rischio.
Arriva come una doccia fredda la relazione al Parlamento del Ministro della Salute Schillaci. Perché racconta di un consumo di alcol sempre più fuori controllo. Alcuni dati. Nel 2023 il fenomeno del binge drinking che rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata tra i giovani, ha riguardato il 14,5% delle persone tra i 18 ed i 24 anni di età, il 18,7% maschi e il 10,1% femmine. Il binge drinking, per chi non lo sapesse, è l’assunzione di un numero elevato di bevande alcoliche in un’unica occasione, con un rischio elevato di ricovero in urgenza in coma etilico. Ma il problema riguarda anche gli over 65. Dati alla mano, in questa fascia di età hanno adottato almeno un comportamento a rischio per la loro salute per quanto riguarda le bevande alcoliche, il 30,2% degli uomini e l’8,5% delle donne. Il più comune? Il consumo abituale eccedentario, cioè superiore ai limiti consentiti. Sono dati che, come sottolinea il Ministro, “suggeriscono le problematiche da affrontare con interventi e piani di azione”.
Ma quali sono i comportamenti da adottare? È possibile in questo ambito la prevenzione? E come regolarsi durante le Feste che stanno arrivando? Lo racconta Riccardo Caccialanza, direttore Dietetica e Nutrizione clinica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo Pavia e professore ordinario, Università degli Studi di Milano.
É prossima la pubblicazione della nuova edizione del Codice europeo contro il cancro e per quanto riguarda il consumo di alcol, è scritto“avoid”, cioè evitare. Cosa ne pensa?
Al momento sono state rese pubbliche solo poche righe per ogni punto, compreso quello relativo al consumo di alcol. Dobbiamo leggere il testo completo prima di interpretare il termine “evitare”, ma è altamente probabile che le indicazioni saranno nette. Di certo, la situazione allarmante descritta dal Ministro Schillaci è comune a tutta l’Europa e sarà necessario attuare delle campagne intensive, focalizzate in particolare sulle due fasce più a rischio, giovani e anziani.
È possibile un messaggio equilibrato?
Si, e questo vale soprattutto per quanto riguarda la prevenzione. Credo che dobbiamo cercare di educare, piuttosto che proibire rigidamente, perché rendere il vino e le bevande alcoliche in generale un tabù potrebbe non portare a nulla, anzi, potrebbe contribuire ad aumentare i rischi di diffondere comportamenti di dipendenza. Cosa che vorremmo evitare: il binge drinking è già un problema enorme. Bisogna educare alla moderazione, non terrorizzare e vietare in modo assoluto. Partendo dal presupposto che sarebbe meglio non assumere bevande alcoliche nemmeno in piccole quantità, il messaggio deve far sì che le persone imparino a evitare gli eccessi e a rimanere nei limiti massimi ritenuti tollerabili per la salute, ovviamente se non ci sono particolari problemi clinici oppure determinate condizioni, come la gravidanza. In questi casi, dovrebbe essere scontato astenersi. Ma le persone credo che debbano arrivarci da sole, supportate da campagne di comunicazione ad hoc a partire dalle scuole.
È reale il rischio oncologico?
I meccanismi precisi alla base della relazione tra consumo di alcol e alcuni tipi di cancro non sono ancora completamente conosciuti, ma di certo, i numeri hanno un peso fondamentale.
Il World Cancer Research Fund in particolare ha sottolineato che le bevande alcoliche sono la causa di diversi tumori indipendentemente dalla tipologia, perché tutte contengono etanolo che è il principale fattore causale. Certo, molto dipende anche dal quantitativo, dalla frequenza e dalla modalità di consumo, cioè durante o fuori i pasti. Ricordiamoci anche che chi beve molto ha solitamente uno stile di vita errato, spesso in associazione al fumo, con un ulteriore incremento del rischio oncologico, oltre che di altre patologie come quelle cardiovascolari e metaboliche.
Lei prima ha sottolineato che in certi casi va del tutto evitato il consumo di bevande alcoliche. Ma tra poco arrivano le Feste e più occasioni di brindisi. Come regolarsi?
Un consumo occasionale e contenuto di vino/spumante/birra non ritengo abbia particolari impatti sulla salute in generale. Se si tratta di una persona che sta seguendo una terapia, come nel caso del paziente oncologico, è comunque sempre meglio parlarne con il medico oncologo. Questo in particolare per sapere se l’alcol interferisce o meno con il trattamento in corso. Meglio evitare invece i superalcolici, perché contengono una maggiore quantità di alcol in poco volume. E in generale, vale la regola del tre: moderazione, qualità e buon senso. Non credo che sarà un bicchiere di vino o di spumante durante le feste a compromettere la salute. È inoltre importante, anche in presenza di un consumo occasionale, scegliere prodotti di qualità, magari anche quelli ottenuti con metodi agricoli rispettosi dell’ambiente e della biodiversità.
L’importante è evitare gli eccessi e condurre uno stile di vita sano a 360 gradi, che comprenda l’aderenza alle indicazioni della dieta mediterranea, un adeguato livello di attività fisica costante in cui modiche quantità di vino ai pasti sono tollerate.
Per approfondire i temi della prevenzione e orientarsi verso scelte consapevoli per la propria salute
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.


