Alimentazione e tumore: cosa mangiare durante e dopo le terapie oncologiche 

4 min lettura L'esperto risponde A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Alimentazione e tumore: cosa mangiare durante e dopo le terapie oncologiche 

Il professor Filippo de Braud spiega come il cibo diventa parte integrante del percorso di cura e prevenzione. 

Dottore, cosa posso mangiare? Eccola, la domanda più frequente che rivolge al suo medico un paziente oncologico dopo la diagnosi, oppure in corso di terapia. Ma anche “dopo”, nel passaggio alla cosiddetta fase di prevenzione terziaria. Ed è un dubbio che si pone tutta la famiglia: piatti diversi? Oppure seguiamo tutti una dieta rigida? «Il cibo diventa parte integrante del percorso terapeutico, della prevenzione e della qualità di vita», risponde Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Professore Ordinario Università degli Studi di Milano. «Ma è necessario distinguere due piani: la dieta come stile di vita e la dieta come “farmaco”, in specifici protocolli di cura». 

Le tre regole d’oro 

Equilibrio, regolarità e buon senso. Sono queste le tre regole da adottare, che valgono per tutti. Per chi non è in trattamento, per il paziente oncologico che non ha particolari problematiche, oppure che vive una condizione cronica, l’alimentazione rappresenta infatti un pilastro della quotidianità. «Fare scelte appropriate significa evitare eccessi, limitare alcol e superalcolici, preferire cibi non raffinati, mantenere un peso stabile», spiega il professor de Braud. «Una regola fondamentale è la varietà: alternare alimenti, scegliere prodotti di qualità, non lasciarsi fuorviare da etichette o slogan».

L’alimentazione, però, non deve diventare una punizione. «Il cibo dà piacere, non va vissuto come una penalizzazione», ricorda l’oncologo. «Personalmente, durante i colloqui con il paziente e con i familiari, invito al buon senso. Cito sempre l’esempio delle uova, spesso demonizzate, e che invece sono alimenti sani. Neppure la carne è proibita: l’importante è evitare squilibri come diete iperproteiche o eccessivamente ricche di grassi». Altro elemento chiave è l’equilibrio intestinale, che influisce sulla risposta immunitaria grazie al ruolo del microbiota. «Se lo alteriamo con abitudini sbagliate, indeboliamo anche la nostra capacità di reazione».

I cambiamenti rimangono nel tempo. «L’esperienza fatta durante il percorso terapeutico diventa spesso un insegnamento duraturo, che porta a monitorare il peso, evitare eccessi, scegliere cibi di qualità, muoversi con costanza», dice il professor de Braud. «Ed è un cambiamento che spesso adotta tutta la famiglia, aspetto da non sottovalutare ai fini della prevenzione». 

Durante la chemioterapia 

Il discorso cambia in caso di trattamento chemioterapico oppure con terapie sistemiche. «Il fai-da-te è sconsigliato: serve un counseling nutrizionale», avverte il professor de Braud.

È fondamentale per tenere sotto controllo il peso corporeo. La malnutrizione in oncologia è associata a una ridotta risposta alle terapie, a tossicità farmacologica e a una prognosi sfavorevole

Prof. Filippo de Braud

L’attenzione deve essere massima in particolare durante la chemioterapia. I farmaci, infatti, possono provocare difficoltà digestive, mucositi orali, cioè infiammazioni della mucosa del cavo orale, responsabili di un calo del peso corporeo. «Bisogna modulare l’alimentazione come faremmo con un bambino: cibi più “rassodanti” in caso di diarrea, più ricchi di fibre in caso di stitichezza», sottolinea il professor de Braud. «È necessario anche applicare alcune regole semplici ma fondamentali. Vale a dire, mantenere una buona idratazione, preferire cibi digeribili quali verdure, frutta, carboidrati semplici, evitare ciò che irrita in caso di mucositi, come agrumi, ananas, kiwi».  

La restrizione calorica 

Attenzione poi ai regimi che vengono proposti attraverso libri oppure articoli ai pazienti oncologici in terapia.  Come la restrizione calorica severa. Non si tratta di una dieta comune, ma di una vera e propria strategia terapeutica, riservata al momento solo a pazienti selezionati nell’ambito studi scientifici. Il razionale è chiaro: privare l’organismo di energia per pochi giorni adottando uno schema alimentare con meno di 400–500 calorie al giorno, per 5 giorni consecutivi, induce un “reset” metabolico e immunitario, che stimola le cellule deputate alla difesa e inibisce quelle che ostacolano la risposta contro il tumore. «Questa procedura, però, non è adatta a tutti i tipi di tumore, e non può essere effettuata senza controllo medico», interviene il professor de Braud.

«È come un farmaco: può dare ipoglicemie, nausea, mal di testa, e richiede un’attenta valutazione. Attualmente il nostro team di ricerca sta conducendo lo studio BREAKFAST 2, nel tumore della mammella triplo negativo, per capire se la restrizione calorica sia superiore a un serio percorso di counseling alimentare combinato con la chemioterapia preoperatoria. I risultati sulla restrizione calorica, osservati nelle prime 30 pazienti, sono significativi: oltre il 60% di remissioni patologiche complete con una chemioterapia più datata. Oggi, con le terapie moderne l’obiettivo è salire all’80%. Ma, e non mi stancherò mai di ripeterlo, niente fai-da-te. Sono regimi che si seguono solo in un ambito di ricerca». 

Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.

image image