Giovani e fumo: c’è chi dice basta

4 min lettura L'esperto risponde A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Giovani e fumo: c’è chi dice basta

Famiglia, forma fisica, casi di tumore tra i propri cari. Sono varie le ragioni di un trend che porta i giovani che cercano aiuto per smettere di fumare. La psicologa Elena Munarini spiega l’approccio medico che facilita il percorso.

Giovani e fumo: un rapporto che sta cambiando (ci auguriamo). Lo stanno notando soprattutto medici e psicologi nei Centri antifumo e sono attesi i primi numeri su questa lenta ma incoraggiante novità. La fascia coinvolta è quella dei 23-35enni, ovvero quella generazione di giovani adulti che sta attraversando la fase di transizione tra gioventù ed età adulta e che a quest’età raggiungono la consapevolezza delle proprie competenze, capacità, conoscenze. Un periodo importante, in cui devono affrontare nuove responsabilità e sfide, alla luce di un crescente bisogno di autonomia a livello psicologico ed economico e di una maggiore stabilità nelle relazioni sentimentali. Ed è qui, in questo contesto, che le sigarette, elettroniche comprese, iniziano a non far parte delle priorità. A raccontarlo è Elena Munarini, psicologa e psicoterapeuta Centro antifumo Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano.

Dottoressa Munarini, all’ultimo Festival della Prevenzione LILT ha lanciato la notizia più che positiva sui giovani che smettono. È un trend in aumento?

Riteniamo di sì. Solo 15 anni fa nei nostri ambulatori non vedevamo nessuno al di sotto dei 55 anni di età. Ora è normale ricevere nei Centri antifumo quarantenni e ultimamente anche giovani nella fascia d’età 20-30 anni. Questo, a significare che quando ci si comincia ad affacciare alla vita adulta, il fumo si trasforma in problema, è un limite, un ostacolo da eliminare. Certo, i giovani che iniziano a fumare sono ancora moltissimi e i dati ce lo confermano, ma questo cambiamento è un aspetto positivo da approfondire e, naturalmente, incoraggiare.

Cosa fumano oggi, sigarette tradizionali oppure elettroniche?

Nella fascia d’età di cui parliamo alle sigarette tradizionali oggi si affiancano spessissimo le sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato, a volte usate da sole, a volte, a seconda delle occasioni, alternandole, ma questo non cambia il risultato finale: c’è sempre una dipendenza da nicotina. Stiamo però notando che il fumo “elettronico” non viene più visto come innocuo e il timore di un danno proveniente da questi nuovi prodotti c’è. A mio parere, tutto il lavoro di prevenzione che viene effettuato da anni nelle scuole superiori, sta producendo un risultato, tanto che il grado di consapevolezza dei giovani adulti sul tema fumo è altissimo. Certo, l’adolescenza è una fase della vita a sé in cui l’urgenza di trovare risposte alle proprie esigenze di crescita può far cadere nella trappola del fumo e dello “svapo”, ma una buona comunicazione fatta a scuola su questi temi è come un seme che germoglia e porta a risultati negli anni a venire.

Quali sono le motivazioni che portano i giovani a smettere?

Come sempre in quest’ambito, le ragioni che possono portare alla decisione di smettere sono tante: il desiderio di avere figli e “metter su famiglia”, l’aumentata attenzione alla buona forma fisica e al poter condurre le attività sportive che si amano, e poi l’aspetto economico, per cui i soldi servono per la famiglia o la casa, ma anche per viaggiare e concedersi qualche premio. Capita poi che giochi un ruolo anche l’esperienza di malattia di parenti o amici di famiglia: proprio in questo periodo stiamo seguendo un ragazzo di 26 anni che ha deciso di smettere di fumare dopo aver attraversato l’esperienza del tumore al polmone della madre, fortunatamente superata.

Qual è l’approccio medico per la disassuefazione?

L’approccio integrato farmaco-psicologico raccomandato dalle linee guida rimane un caposaldo imprescindibile, ma può variare l’importanza che hanno queste componenti. In un giovane la dipendenza è meno radicata e la sindrome di astinenza più leggera: i farmaci restano utili (anche nel caso dei prodotti elettronici), ma è molto importante il lavoro psicologico per rinforzare la scelta che si sta facendo e per resistere alla pressione sociale durante le uscite di gruppo con i coetanei, situazioni ad alto rischio ricaduta. Il giovane ha inoltre molte più risorse per compensare la mancanza del fumo, cambiare le proprie abitudini e introdurre novità piacevoli e salutari nella sua vita, come gli sport, la cura dell’alimentazione, i più svariati hobby.

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Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.