Quanto si fa attendere la sanità?

Quanto si fa attendere la sanità?

Il problema dei tempi di attesa del servizio sanitario sono oggetto del nuovo Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva. In un manifesto i punti per ripartire garantendo cure uguali per tutti.

Urgenza sanità. Si chiama così il Manifesto messo a punto da Cittadinanzattiva e oggetto della petizione su Change. Chiede che siano riaffermati cinque punti essenziali del Sistema Sanitario Nazionale, definito non a caso come la “casa comune” degli italiani. Una casa edificata più di quarant’anni fa attraverso la nascita del SSN, è scritto nel Manifesto, per garantire cure uguali e gratuite per tutti, in ogni angolo del Paese.

Il Manifesto è la strada da percorrere per superare l’emergenza sanità, com’è emerso dalla fotografia scattata da Cittadinanzattiva nel Rapporto civico sulla salute 2023.

I tempi di attesa

I tempi di attesa sono il grande problema: una visita specialistica ginecologica con priorità U (urgente, da effettuare entro 72 ore) è stata fissata dopo 60 giorni dalla richiesta, mentre per una visita di controllo cardiologica, endocrinologica, fisiatrica con priorità B (da fissare entro 10 giorni) i cittadini di giorni ne hanno aspettati 60. E senza codice di priorità, si arrivano ad aspettare 360 giorni per una visita endocrinologica e 300 per una cardiologica.

Le cose non cambiano con gli esami: sono stati segnalati ad esempio 150 giorni per una mammografia, con classe di categoria B breve (da svolgersi entro 10 giorni), e 365 giorni per una gastroscopia con biopsia in caso di classe non determinata.
Nel Rapporto 2023 non mancano le segnalazioni di disservizi in pronto soccorso: eccessiva attesa per effettuare o completare il triage (18,9%) pronto soccorso affollato (15,4%), carente informazione al paziente o al familiare (9,8%), mancanza di posti letto in reparto per il ricovero (9,2%).

La voce dei cittadini

Dal Rapporto, lo sviluppo dei cinque punti riportati nel Manifesto, che rappresentano la voce dei cittadini:

  • aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti ed esigibili su tutto il territorio nazionale;
  • eliminazione delle liste di attesa, quelle che chiudono la porta della sanità ai cittadini;
  • riconoscimento e attuazione del diritto alla sanità digitale per ridurre la burocrazia, comunicare meglio con i professionisti e accedere a prestazioni a distanza;
  • valutazione individualizzata e personalizzazione dei percorsi di cura e di assistenza dei malati cronici e rari e, in particolare, delle persone non autosufficienti;
  • riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR e la sua integrazione con i servizi, anche ospedalieri, già esistenti.

Il Manifesto e la petizione sono qui

Il ruolo di LILT

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