Come proteggersi da un tumore subdolo, che dà pochi segnali? Risponde un’esperta: Domenica Lorusso, Direttore Unità Operativa Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano
L’8 maggio è la giornata mondiale del cancro alle ovaie, 24 ore per concentrare l’attenzione delle persone in tutto il mondo su questa forma tumorale. Il claim di quest’anno è No Woman Left Behind, perché tutte le donne hanno ugualmente diritto alla diagnosi tempestiva e alle terapie. Si tratta di un invito importante, rivolto alle Istituzioni, alle Associazioni, e alle donne stesse, per evitare il peggio: come emerge dalla World Ovarian Cancer Coalition, entro il 2050 diagnosi e decessi aumenteranno drasticamente se non verrà garantito a tutte le donne la medesima equità e qualità delle cure.
In Italia il tumore ovarico colpisce 52800 donne, con 5.423 nuove diagnosi nell’ultimo anno, come emerge da I numeri del cancro 2024. Da qui, emergono anche i dati relativi alla sopravvivenza netta a 5 anni, che è bloccata al 43%.
Ma i ricercatori stanno lavorando incessantemente. L’arrivo delle terapie innovative ha portato notevoli vantaggi alle pazienti con questo tumore. E ci sono nuove scoperte all’orizzonte. «Presenteremo all’ASCO, Il congresso mondiale della Società Americana di Oncologia Medica, un importante studio internazionale sul tumore ovarico resistente al platino, frutto della collaborazione tra Europa, Stati Uniti e Paesi asiatici», interviene Domenica Lorusso, Direttore Unità Operativa Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano. «Lo studio ha dimostrato che l’aggiunta di un farmaco innovativo alla chemioterapia che agisce sui meccanismi attivati dal cortisolo, l’ormone dello stress, porta a un significativo aumento sia della sopravvivenza libera da progressione, sia della sopravvivenza globale, rispetto alla chemioterapia da sola. È un risultato promettente per un gruppo di pazienti tra i più difficili da trattare, ovvero quelle resistenti alla chemioterapia. Un ulteriore successo della ricerca che apre nuove prospettive di cura».
Nessuna donna è esente dal rischio di tumore ovarico. Per questo, massima attenzione, a tutte le età:
sottoporsi periodicamente alla visita ginecologica e all’ecografia transvaginale. E rivolgersi a un Centro specializzato nella cura del tumore ovarico se in famiglia si sono verificati più casi di tumore ovarico, al seno, al colon retto. Tra i controlli, ricordarsi che non serve invece il Pap-test, fondamentale per la diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero, ma non del carcinoma ovarico.
Rivolgersi al medico in caso di questi sintomi: sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto, gonfiore persistente all’addome, fitte addominali, bisogno frequente di urinare, perdite ematiche vaginali, stitichezza o diarrea.
Previeni il tumore ovarico
La prevenzione è l’arma più efficace anche contro il tumore ovarico. I controlli ginecologici regolari facilitano la diagnosi precoce della malattia.