Comunità straniere, 10 anni di prevenzione

Comunità straniere, 10 anni di prevenzione

Un impegno lungo 10 anni, 6 progetti di diagnosi precoce e sensibilizzazione realizzati, 3335 partecipanti, 4903 visite ed esami, 25 Paesi, 37 medici e operatori sanitari, 844 partner sul territorio. Ecco i nostri numeri a favore della cultura della prevenzione oncologica multiculturale. I dati sono stati presentati il 19 novembre durante un incontro organizzato con il patrocinio del Comune di Milano.

La prima iniziativa rivolta alle comunità migranti è stata nel 2010 il progetto Donna dovunque per dare alle donne straniere l’opportunità di sottoporsi a visite gratuite di diagnosi precoce: in 10 anni sono state quasi 5mila le donne che hanno effettuato, presso gli ambulatori LILT, una visita senologica, ginecologica e Pap test.

Dal 2015 ad oggi sono stati poi proposti seminari informativi in lingua e workshop sui temi della prevenzione attraverso cinque altri progetti che hanno visto la partecipazione di oltre 3.300 persone: Prevenire per nutrire il cambiamento, LILT parla la tua lingua, La salute si fa in rete, Salute senza frontiere e Qubì. I progetti sono realizzati a Milano, Monza e relative province e coinvolgono in particolare le donne straniere perché più capaci di diffondere un messaggio di salute in famiglia e all’interno della propria comunità di appartenenza.

A partire da Expo 2015 l’attenzione di LILT Milano è stata inoltre rivolta alla costruzione di un percorso di diffusione della prevenzione oncologica dal basso attraverso l’individuazione di ambasciatrici all’interno delle varie comunità straniere. Con il progetto biennale Salute senza Frontiere l’efficacia delle azioni di prevenzione, di formazione e del modello dell’ambasciatrice è stata valutata tramite una ricerca-azione in collaborazione con Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). I risultati evidenziano che in quasi la metà dei casi (45%) le donne sono state convinte a partecipare proprio da un’amica ambasciatrice. Il 76% delle intervistate ha valutato positivamente la presenza di un referente di comunità e il 72% ha ritenuto fondamentale lo svolgimento degli incontri in luoghi di appartenenza religiosa e culturale già conosciuti. Dopo gli incontri è aumentata la percentuale di chi farebbe ricorso al medico di base (dal 15,5% al 19,8%%) e a LILT (dal 9,6% al 24,8%) per raccogliere informazioni sulla prevenzione.

Scopri la ricerca Report_Ricerca-valutazione_salute senza frontiere_.pdf

Novembre 2019


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