Benessere sessuale e pazienti oncologici, parliamone

Benessere sessuale e pazienti oncologici, parliamone

#SexualHealthDay anche per i pazienti oncologici 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), promuove ogni anno per il 4 settembre, la Giornata internazionale del benessere sessuale. L’iniziativa corre via social con l’hashtag #SexualHealthDay. E per chi vuole, su www.worldsexualhealthday.org ci sono tutte le informazioni sulla campagna, che coinvolge anche l’Italia. È un’occasione importante, per affrontare una tematica, quella del sesso, avvolta ancora da troppi tabù e da parole non dette. Questo, anche nell’ambito della malattia oncologica. Preconcetti e false idee accompagnano il malato lungo il suo percorso e compromettono la relazione in corso, oppure inibiscono la possibilità di tesserne di nuove.

Il tumore come terzo incomodo nel benessere sessuale? Non proprio

Iniziamo a sfatare un preconcetto: la coppia non “salta” per colpa del tumore. Se accade, significa che il rapporto aveva già una sua fragilità. Lo sottolinea anche uno studio studio finlandese condotto nel 2017 su oltre 135 mila donne sposate che hanno ricevuto la diagnosi di tumore al seno. In questo caso, la percentuale di divorzi è stata simile a quella delle donne sane. «la malattia oncologica è come uno tsunami che entra di prepotenza nella vita della coppia e ne stravolge la routine», spiega Marco Bosisio, Dirigente Psicologo della SSD Psicologia Clinica, Istituto dei Tumori di Milano. «la diagnosi crea una destabilizzazione e un allontanamento nella coppia, più che normale perché chi è malato si ritrova immerso in una realtà diversa, scandita da visite ed esami.  Ci sta quindi un calo o addirittura assenza di desiderio sessuale, ma non bisogna preoccuparsi». Insomma, la malattia oncologica con tutto ciò che comporta, può relegare in un angolo remoto il sesso. Ma se la coppia è salda, rimane la complicità.

Il colloquio e la condivisone: il collante nella coppia

Il segreto affinché la coppia non salti nel corso del percorso oncologico? Parlare. E questo vale col proprio partner ma anche con l’oncologo. Ci sono terapie particolarmente impattanti, come quelle ormonali che possono essere prescritte in talune forme di tumore del seno oppure della prostata. Lo stesso vale per gli interventi chirurgici, come quelli ginecologici oppure in generale le operazioni demolitive. O ancora, quando sono in corso terapie impegnative quali la chemio. In questi casi, non bisogna avere remore e chiedere all’oncologo anche informazioni relative alla possibilità di ripercussioni sulla sessualità. E condividerle col proprio partner, senza timore: se la coppia è salda, rimane la complicità, il primo passo verso un ritorno del desiderio sessuale.

«Se da soli non è possibile ritrovare nuovi equilibri, è meglio chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta», dice il dottor Bosisio. «L’eccessiva magrezza, le cicatrici, fanno sentire meno desiderabili e portano a nascondersi al partner, nel timore di non sentirsi più desiderabili. In questo caso, bisogna andare per gradi e darsi tempo: carezze e baci portano prima o poi all’atto vero e proprio e all’inizio di una nuova vita sessuale».

Il bisogno di informazioni sul sesso dopo la diagnosi è normale

Il bisogno di informazioni per quanto riguarda la sfera sessuale sta sempre più emergendo e lo dimostrano i risultati di un sondaggio online condotto in Finlandia su circa 2600 pazienti oncologici.  «Il dato è interessante, circa il 65% vuole più informazioni sulla vita sessuale», conclude il dottor Bosisio. «Sono percentuali che non possiamo ignorare. Vero è che non è sempre facile per il paziente oncologico condividere con un estraneo  tematiche così riservate, ma qui ci aiutano gli opuscoli prodotti dalle associazioni pazienti, ricchi di consigli pratici»

Sesso a rischio anche per i giovani pazienti oncologici

Diagnosi e terapie hanno un impatto anche nel caso dei teenager, quando vengono colpiti dalla malattia oncologica.  E capita che anche per gli under 20, come per gli adulti, scattino freni e tabù, com’è emerso dal lavoro sviluppato dal team del Progetto Giovani del reparto di Pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT), diretto dalla dottoressa Maura Massimino. A 66 pazienti tra i 16 e i 24 anni è stato chiesto di compilare un questionario relativo alla qualità delle relazioni sentimentali prima e durante la malattia. Risultato? Nella metà dei casi, l’impatto c’è stato, tanto che a causa della malattia si è interrotta la relazione sentimentale pre-esistente. Non solo. Il 40% degli intervistati ha dichiarato di avere avuto un calo del desiderio durante le terapie e il 56% si è percepito meno attraente a causa dell’impatto dei trattamenti sull’immagine corporea. «Il lavoro è importante anche per ciò che emerge dalla lettura dei dati», sottolinea Carlo Alfredo Clerici, medico specialista in psicologia clinica presso la Pediatria INT. «Circa il 70% dei giovani ha dichiarato di non avere avuto la possibilità di condividere i dubbi e le incertezze sulla sessualità con qualcuno  e tra chi lo ha fatto, le risposte sono state, di evitare l’attività sessuale, nel 39% dei casi, o perlomeno di prestare molta attenzione. C’è da fermarsi e riflettere. Ci stanno chiedendo di parlare in modo corretto con loro di amore, di sessualità, di effetti collaterali delle terapie sulla sfera sessuale, di avere delle figure di riferimento ad hoc».


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