La scottatura dei Maneskin e il rischio tumori della pelle

La scottatura dei Maneskin e il rischio tumori della pelle

Il massimo esperto di melanoma al mondo, Paolo Ascierto, ha bacchettato i Maneskin per la brutta scottatura esibita sui social. Lo abbiamo intervistato per fare il punto sul tumore della pelle più aggressivo, che sta registrando un incremento di casi anche tra i giovani.

Guardare questa foto mi fa arrabbiare, nonostante la mia simpatia per loro. A nulla servono i messaggi se questo è l’esempio dato ai giovani. Ricordatevi di prendere sempre un sano bagno di sole usando la protezione solare per evitare pericolose scottature“.

A lanciare questo tweet, in risposta a una foto del gruppo musicale Maneskin che esibiscono una brutta scottatura, è stato Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapia Innovative dell’ Istituto tumori Pascale di Napoli e massimo esperto di melanoma al mondo secondo la classifica Expertscape ideata dall’Università del North Carolina.

E ci sta, la sua rabbia. Perché col sole non si scherza mai, neppure da adolescenti. Altrimenti, possono essere guai seri, come ci racconta il professor Ascierto.

Professor Ascierto, perché un tweet sulla pelle scottata dal sole dei Maneskin?

È palese che si tratta della conseguenza di un’abbuffata di sole. E l’esposizione, irregolare, ai raggi solari predispone a varie forme tumorali della pelle. Tra queste, il melanoma è sicuramente il più aggressivo. Intendiamoci, con questo non voglio demonizzare il sole, al contrario, fa bene all’umore perché stimola la produzione di endorfine, e alle ossa grazie all’attivazione della vitamina D. L’importante però è prenderlo con moderazione, proteggendosi adeguatamente con creme solari ad alto fattore di protezione e non esponendosi mai nelle ore più calde: le brevi ma intense esposizioni solari, tipiche di chi fa l’esatto contrario di quanto ho appena detto, causano scottature dolorose nell’immediato, ma soprattutto nel tempo perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono responsabili dei tumori cutanei.

Uno studio del 2020 nell’ambito del “MelaNostrum Consortium”, aveva evidenziato un mix di geni coinvolti nel melanoma: cambia la prevenzione alla luce di quanto è emerso?

La comparsa di un melanoma è un processo articolato che coinvolge fattori di natura genetica e ambientale, il fototipo, la numerosità e il tipo di nevi, e l’entità dell’esposizione ai raggi ultravioletti. Per inciso, i raggi UV rimangono il principale fattore di rischio ambientale in rapporto alle dosi assorbite, al tipo di esposizione e all’età. Questo studio ha dimostrato che lo spettro di molecole coinvolte nello sviluppo del melanoma è molto più ampio di quanto sinora ipotizzato, aprendo nuove prospettive nell’ambito di una diagnosi sempre più dettagliata e di terapie personalizzate. Tuttavia, i risultati non modificano le regole di prevenzione del melanoma anche se l’identificazione di varianti genetiche può permettere di individuare, nell’ambito di una famiglia, chi possiede un maggior rischio. Non è poco, perché in questo modo è possibile mettere a punto uno schema di sorveglianza più intensa.

Ci può fare un esempio?

Oggi sappiamo che il gene di suscettibilità al melanoma CDKN2A caratterizza il 20-40% dei casi con familiarità e si riscontra nei soggetti con melanoma multiplo. Ovviamente, la mutazione non è associata a un rischio assoluto di sviluppare il melanoma ma a un rischio relativo, cioè superiore a quello delle persone che non presentano la mutazione. Dati alla mano, è circa 50 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Pertanto, la presenza della mutazione determina un incremento delle strategie di prevenzione con, a seconda delle caratteristiche fenotipiche soggettive, una visita dermatologica ogni 4-6 mesi.

Si parla sempre di più di melanoma in età giovanile: è vero?

Assolutamente sì e sulle ragioni c’è dibattito. Da una parte potrebbe giocare un ruolo la maggiore informazione che permette di aumentare il numero di controlli e di conseguenza la percentuale di diagnosi precoci anche nei giovani. Dall’altra invece una non coscienza da parte dei giovani delle conseguenze di una scorretta esposizione solare, ed ecco il mio tweet che ha colto l’occasione della fotografia dei Maneskin per accennare al problema. Se c’è un incremento di casi, infatti, potrebbe anche essere a causa di comportamenti a rischio quali l’inadeguata protezione solare, l’esposizione breve ma intensa, l’utilizzo di lettini solari. E questo significa che è necessario potenziare l’informazione, declinandola il più possibile alle diverse fasce d’età.


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