La vacanza è un approccio mentale

La vacanza è un approccio mentale

Chiuso per ferie: è il cartello ideale, che a tutti piacerebbe appendere virtualmente nella mente per i canonici quindici giorni di pausa estiva. Ma non sempre si riesce. Ma si può fare qualcosa per staccare comunque la spina a corpo e mente? Ce lo dice Luciana Murru, psicologa dell’Istituto nazionale tumori di Milano e docente di ArtLab di LILT.

Esiste una vacanza ideale?

Purtroppo no ed è proprio questa ricerca, a volte, a far sì che si torni più stanchi e insoddisfatti di quando si è partiti. Il periodo di pausa deve invece essere l’occasione per rigenerare il corpo e soprattutto la mente e per questo è fondamentale ritrovare il contatto con la natura: l’acqua, le montagne, le piante, i fiori, hanno un potente effetto benefico, perché ci riportano a quel bisogno profondo che tutti gli esseri umani hanno, di sentirsi interconnessi con il resto del mondo. Siamo ormai abituati a una visione antropocentrica, con l’essere umano al centro, ma non deve essere così. La vacanza quindi, deve essere colta come opportunità per tornare a una visione olistica del mondo, per riprendere a pensare a sé stessi come a una parte di un insieme.

Però non tutti per varie ragioni, riescono a partire: cosa può fare chi rimane in città?

La vacanza inizia da un approccio mentale ad hoc. Questo cosa significa, che anche in città è possibile prendersi il proprio tempo, e questo vale per tutti. L’immersione nella natura è fattibile dovunque, è sufficiente recarsi in un parco e il gioco è fatto. Attenzione però, non l’ho detto ma deve essere scontato: niente cellulare e soprattutto, nessuna connessione con i social. Trascorrere il tempo a fotografare per postare su instagram, oppure a chattare con gli amici, non è la stessa cosa. Bisogna invece imparare a stare con sé stessi e ad attingere dalla natura i colori, i profumi, cioè la benzina per la mente.

Possiamo dare dei consigli pratici?

Intanto, la pausa estiva deve essere l’occasione per abituarsi a un momento che sia solo nostro e mantenere questa abitudine anche al rientro, inglobandola nella routine del mattino al risveglio. Non è difficile, è sufficiente ritagliarsi 15-30 minuti a seconda dei propri impegni. Il primo passo è quello di mettere a fuoco l’attività della nostra mente. Secondo alcuni studi, noi produciamo giornalmente circa sei mila pensieri e di questi, ne “sentiamo” solo una minima parte. Il resto dei pensieri li avvertiamo inconsciamente, e non ci lasciano indenni: i pensieri sono quasi sempre negativi e riguardano litigi, problemi, sono un ruminare continuo su fatti avvenuti e su questioni future e tutto ciò si ripercuote ad esempio sulla qualità del sonno, sul senso di irritazione oppure di tristezza senza ragioni apparenti che avvertiamo di giorno. Il primo passo dunque è di domare questi pensieri con una passeggiata la mattina prima che inizi la giornata, accudendo delle piante in casa, leggendo qualche pagina del libro. Attenzione però. La mente tende a viaggiare su binari diversi, a sfuggire in un certo senso al nostro controllo. Per questo, è necessario distrarla, fornire al cervello cibo positivo. Cosa significa, che quando si accudiscono le piante, oppure si passeggia nel verde, bisogna recitare una preghiera, oppure un mantra, o una poesia, o ancora, le strofe di una canzone e concentrarsi sulle parole. E appena ci si accorge che la mente furbescamente, “scappa” e che si sta recitando automaticamente, riprendere il filo da dove si è accorti che c’è stata l’interruzione. Non è difficile, è solo questione di tempo.

Questo vale anche la sera?

Certo. La preghiera della sera che un tempo si faceva recitare ai bambini ai piedi del letto aveva proprio quel senso: predisporre la mente a un sonno senza cattivi sogni. In sostanza, stimolare il cervello ad aumentare la produzione di quelle sostanze che non a caso vengono chiamate “molecole del piacere” per l’effetto potente di relax che hanno sul corpo e sulla mente.

È utile la meditazione?

Assolutamente sì, ed è un’altra cosa che bisognerebbe iniziare a fare in vacanza. È un aiuto prezioso per “fare conoscenza” con noi stessi, per renderci conto dell’esistenza di quella massa di pensieri di cui parlavo prima. Non ci vogliono gradi preparazioni. È sufficiente sedersi tranquilli, magari su una panchina durante la passeggiata mattutina, chiudere gli occhi, inspirare, espirare e seguire il percorso del respiro. È così che ci si rende conto del “borbottio” continuo della nostra mente, che si realizza l’esistenza dei pensieri. Questo è il primo passo, con l’obiettivo di arrivare almeno in due momenti della giornata, la mattina al risveglio e la sera prima di addormentarsi, a controllarli.


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