Radioterapia e farmaci: la ricerca dice sì

Radioterapia e farmaci: la ricerca dice sì

Nuovi studi scientifici confermano che è possibile integrare radioterapia e cure oncologiche. Lorenzo Livi, direttore dell’Unità di Radioterapia oncologica del Careggi di Firenze spiega che il timore di effetti collaterali anche cardiaci è superato grazie ai progressi della ricerca.

È appena stata pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Oncology una Consensus di massimi esperti a livello internazionale patrocinata dalla Società Europea di Radioterapia e Oncologia (ESTRO), per migliorare la cura delle donne con carcinoma mammario. È una vera e propria guida che, anche attraverso chiare tabelle, indica se e come la radioterapia può essere integrata nel percorso di cure della paziente, alla luce degli studi scientifici.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Lorenzo Livi, direttore dell’Unità di Radioterapia oncologica, dipartimento di Oncologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze e tra i coordinatori della Consensus.

Professor Livi, perché è importante questa Consensus?

È la prima volta che viene affrontata la gestione dei farmaci in associazione con la radioterapia in maniera costruttiva e con indicazioni supportate dagli studi scientifici. È un documento importante, perché potrebbe cambiare a livello internazionale la visione dell’utilizzo combinato della radioterapia con i farmaci innovativi, anche nell’ottica di una sempre maggiore personalizzazione delle cure.

Quali sono i farmaci che vengono somministrati in associazione con la radioterapia?

La Consensus si è focalizzata soprattutto sulle terapie più recenti. Per queste, abbiamo analizzato i dati di letteratura per indicare se l’associazione è fattibile, oppure se è consigliabile per esempio modulare diversamente le due strategie di cura. Non è poco. Fino alla pubblicazione di questo documento, sorgevano talvolta dubbi su possibili effetti collaterali che portavano a non prescrivere l’associazione, quando invece in realtà sarebbe stato meglio procedere in tale direzione perché i benefici per la paziente sarebbero risultati di gran lunga maggiori.

C’è ancora molta paura tra le pazienti per gli effetti collaterali cardiaci: è vero?

No, ora non più grazie ai progressi della ricerca. Basti pensare che oggi sono spesso sufficienti poche sedute di radioterapia, estremamente mirata e con un’elevata capacità di efficienza, a garantire una riduzione delle possibilità di ritorno della malattia. Le nuove apparecchiature inoltre impiegano acceleratori di ultima generazione, in grado di coordinare il movimento della macchina in base agli atti respiratori e ai movimenti del cuore.


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