Tumore ai testicoli: cos’è e come si cura

Tumore ai testicoli: cos’è e come si cura

Francesco Acerbi ha avuto uno stop alla sua carriera calcistica nel 2016, per poi riprenderla e alla grande. A luglio scorso era nella Nazionale che ha vinto Euro 2020. Doppia vittoria per lui, perché proprio durate gli europei sua moglie gli ha comunicato di essere incinta. Anzi, tripla. Perché nel 2016 la brusca frenata era stata provocata dalla diagnosi di un tumore dei testicoli. Come lui, ogni anno si ammalano della stessa forma oncologica circa 2.000 uomini tra i 20 e i 40 anni. E si guarisce pressoché sempre e bene, a patto di agire presto, vincendo le paure che ancora fanno parte dell’universo maschile.

Autopalpazione per monitorare la salute dei propri testicoli

A partire dalla resistenza a effettuare regolarmente l’autopalpazione dei testicoli, il miglior modo per scoprire qualcosa di diverso da solito, come una nocciolina, oppure un rigonfiamento, e parlarne con il medico. «È un controllo che dovrebbero fare tutti», spiega Nicola Nicolai, Responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia del Testicolo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Lo consiglio a tutti, e in particolare a chi soffre, oppure ne ha sofferto da bambino, di testicolo ritenuto o criptorchidismo, cioè di mancata discesa di uno oppure di entrambi i testicoli nella sacca scrotale, a chi ha già sofferto di tumore a uno dei testicoli e chi ha un fratello che ha avuto la stessa forma tumorale».

Cosa si fa in caso di diagnosi?

In caso di diagnosi, non si può evitare la chirurgia. Prevede un’incisione a livello inguinale per l’asportazione del testicolo e, per chi lo desidera, è possibile anche posizionare una protesi, che ne riproduce la forma e la consistenza.  Dopo l’intervento è necessario alcune volte ricorrere ad altre terapie, e tra queste la chemioterapia. «Nessun tumore è così sensibile alla chemioterapia come il cancro al testicolo», sottolinea il dottor Nicolai.  «Con probabilità di guarigione maggiore del 90%, anche nel caso di metastasi». Se dagli esami emerge che il cancro ha già aggredito i linfonodi, può essere necessaria la linfoadenectomia retroperitoneale. «Nei Centri all’avanguardia si ricorre alla tecnica “nerve sparing”» sottolinea Nicolai. «Consiste nell’asportazione dei linfonodi senza danni al meccanismo fisiologico dell’eiaculazione, e può molte volte essere eseguita in laparoscopia, una tecnica mini-invasiva, che permette un recupero più veloce e minori danni, anche estetici, all’organismo».

E dopo? Si riacquistano tutte le funzioni dei testicoli?

Lo abbiamo già scritto ma ci ripetiamo volentieri: la moglie del calciatore Acerbi aspetta un figlio. È una bella cosa, soprattutto se si pensa che il tumore del testicolo ha origine dalle cellule germinali, cioè quelle che generano gli spermatozoi. «Pressoché tutti i pazienti alla diagnosi chiedono se ci saranno dei problemi nel futuro per quanto riguarda la fertilità, ma la risposta assoluta non esiste», sottolinea il dottor Nicolai. «Per questo, per prudenza, consigliano la crioconservazione del seme in una Banca del seme, prima di intraprendere il percorso terapeutico». Non sempre le terapie causano danni irreversibili, ma ci vuole molta pazienza. Nel caso della chemioterapia, ad esempio, si consigliano circa due anni prima di programmare una gravidanza con metodo naturale, con un ritorno alla fertilità che, nella maggior parte dei casi è pari a quella di prima della chemioterapia. Non ci sono invece danni, neppure transitori, per quanto riguarda la mascolinità. La produzione di testosterone infatti, cioè dell’ormone maschile, rimane abitualmente a livelli che non comportano deficit evidenti.


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