Covid-19, cosa cambia dal 1° aprile

Covid-19, cosa cambia dal 1° aprile

Cade lo Stato di emergenza. Cosa cambia?

Ci siamo. Dal primo aprile, si è concluso lo stato di emergenza e sono state avviate le nuove misure anti-Covid, meno stringenti rispetto a quanto sono state in questi due ultimi lunghi anni. Dal 21 febbraio 2020, il giorno che ha decretato l’inizio di tutto nel nostro Paese, sembra che sia trascorso un tempo interminabile, fatto di bollettini giornalieri sui numeri del contagio, di decreti, in un’altalena di restrizioni e di allentamenti. Col risultato che oggi, molti trattengono ancora il respiro se sfreccia un’ambulanza a sirene spiegate, e quando si varca la soglia di un ospedale, lo sguardo scorre istintivamente alla ricerca degli operatori sanitari con l’equipaggiamento che indossavano per proteggersi al letto dei pazienti Covid. E se da una parte c’è chi oggi esulta, dall’altra c’è chi si tiene stretta la mascherina e continua a vivere con timore la quotidianità. Ma quali sono i comportamenti più corretti da adottare? E ancora, è necessaria la quarta dose ora? Ne abbiamo parlato con Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università degli Studi di Milano.

Professor La Vecchia, è un “liberi tutti” questo nuovo decreto Covid?

No, assolutamente. Per la prima volta, si fa leva sul senso di responsabilità individuale. Da ora in poi, la nostra forza sarà la capacità di autogestirci e difenderci dal virus.  Le decisioni assunte sono ragionevoli e lo dimostra quanto è stato deciso per il green pass. Chi ha una vita lavorativa o comunque attiva ce l’ha a disposizione ed è assodato: ridurre i controlli è una misura pratica, al fine di sveltire code inutili.

Dal 1° aprile cambiano anche le regole per quanto riguarda la mascherina, cosa ne pensa?

Intanto, anche qui, va sottolineato che non viene del tutto abbandonata. Anzi, dobbiamo abituarci ad averne sempre una con noi. In base al Decreto, la Ffp2 rimane obbligatoria sui mezzi di trasporto, al cinema, a teatro e in caso di competizioni sportive, mentre in generale negli altri luoghi chiusi sarà ancora obbligatoria fino al 30 aprile. Rimane sempre però la regola del buon senso. Se nella via dello shopping il sabato pomeriggio c’è un esagerato numero di persone che si accalcano, meglio indossarla, anche perché in un caso così è difficile mantenere il distanziamento.

Non abbiamo parlato del lavaggio delle mani. Vale la pena spenderci una parola?

Assolutamente sì. La pandemia ci ha insegnato che è una delle regole basilari per allontanare il rischio e deve rimanere una buona abitudine, soprattutto quando si viaggia coi mezzi pubblici, oppure si frequentano luoghi come la banca, gli uffici pubblici, dove il turn over di persone è elevato.

Il Decreto indica anche un cambiamento nella quarantena, in caso di contagio, non è azzardato?

No, anche perché costringere a rimanere a casa e quindi fuori dal mondo del lavoro e della scuola, chi non ha la malattia ma è stato a contatto con chi si è ammalato, oggi non ha più senso. Certo, due anni fa era un’altra cosa, non conoscevamo la malattia, non esisteva la possibilità di vaccinarsi. Ora per quasi tutti i giovani e gli adulti è sufficiente stare a casa a riposo, assumere i farmaci giusti in caso di disturbi. E per i contatti stretti del positivo, autosorveglianza per dieci giorni, mascherina Ffp2 al chiuso e un tampone dopo cinque giorni, oppure prima se compaiono i sintomi.

Omicron 2 però è particolarmente contagiosa: chi deve alzare la guardia?

Gli anziani, soprattutto gli over 80. Dopo questa età infatti è più facile che le persone siano fragili, per la presenza concomitante di una o più patologie croniche. Ed è proprio nel loro caso che Omicron si presenta in modo grave, tanto da richiedere spesso il ricovero in ospedale. Certo, non è semplice chiedere ancora uno sforzo così impegnativo, ma sono in molti a ritenere che in questo periodo e almeno fino alla fine di aprile, quando Omicron2 comincerà a scemare, gli anziani dovrebbero rimanere a casa, con l’adozione dei medesimi comportamenti di due anni fa. O perlomeno, visto che ci avviamo verso temperature più tiepide, incontrare i figli e soprattutto nipoti, all’esterno. Ma sempre con la mascherina. La prudenza vale anche per chi è più giovane ma ha in corso una malattia come quelle autoimmuni od oncologiche per esempio, che rende il sistema immunitario più fragile e meno agguerrito contro l’attacco da parte di virus e batteri.

Ultima, ma non meno importante, la domanda sulla vaccinazione: quarta dose sì oppure no?

Negli USA ad esempio è appena stato concesso il “via libera” agli over 50, indipendentemente dal lavoro che svolgono e dall’eventuale rischio per malattie concomitanti. E in Israele la quarta dose viene già somministrata da qualche mese. In Europa invece, Italia compresa, il dibattito sui tempi e soprattutto sulle categorie da vaccinare, è ancora aperto. Di sicuro potrebbero rientrare gli over 80 in quanto categoria fragile. Ma il vaccino andrebbe somministrato anche agli operatori sanitari: in questo momento gli ospedali sono in difficoltà, ma non per un eccesso di pazienti come nei periodi tragici soprattutto delle prime due ondate di Covid. Ora, è il personale a essere spesso sotto numero rispetto alle necessità, perché è elevato il numero di contagiati a causa di Omicron 2.


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