LILT migliora la salute delle comunità straniere

LILT migliora la salute delle comunità straniere

Il progetto avviato da LILT Milano Monza Brianza nel 2017 per la prevenzione, gli stili di vita salutari e la diagnosi precoce per le comunità straniere diviene modello esportabile in altri contesti, su tutto il territorio nazionale. La sua efficacia è stata validata con Fondazione ISMU ed EngageMinds HUB. A fare la differenza è l’approccio sartoriale: una modalità di lavoro personalizzata, su misura. Strategico il ruolo degli ambasciatori della salute. La presentazione in un convegno mercoledì 26 ottobre.

Andare incontro alle persone; non imporre il proprio punto di vista ma accogliere le specifiche esigenze che si presentano; collaborare con esperti in diversi ambiti per fornire informazioni eterogenee; formare chi può svolgere il ruolo di ambasciatore del messaggio di LILT tra le persone delle diverse comunità di appartenenza. Sono questi i pilastri principali del progetto Salute Senza Frontiere di LILT Milano Monza Brianza per la promozione nelle comunità straniere della prevenzione oncologica, degli stili di vita salutari e della diagnosi precoce. Un percorso, dal 2017 a oggi, che diviene modello esportabile, registrando l’effettivo miglioramento della salute delle comunità coinvolte.

Approccio sartoriale: a ciascuna comunità percorsi su misura

A fare la differenza è quello che EngageMinds HUB, Centro di Ricerca Italiano dedicato allo studio e alla promozione dell’engagement delle persone nelle condotte di salute, definisce “approccio sartoriale”: una modalità di lavoro personalizzata, realizzata su misura delle categorie target di ciascun percorso.

Per rispondere a criteri di appropriatezza scientifica, l’efficacia del progetto LILT è stata sottoposta a un processo di valutazione con Fondazione ISMU, il principale centro risorse in Italia sui temi delle migrazioni e delle relazioni interculturali ed EngageMinds HUB, il primo Centro di Ricerca Italiano dedicato allo studio e alla promozione dell’engagement delle persone nelle condotte di salute. Fondazione ISMU ha realizzato una ricerca-valutazione, implementando la fase di follow-up degli interventi di sensibilizzazione e formazione dei progetti SSF1 e SSF2; EngageMinds HUB si è occupato della valutazione della trasferibilità del modello. Il progetto è stato parzialmente finanziato dal Community Award Program 2021 di Gilead.

Il modello in un convegno con l’assessore Lamberto Bertolé

I risultati della validazione sono stati presentati nel convegno “Stranieri e Salute: il modello LILT migliora gli stili di vita”, mercoledì 26 ottobre, al centro congressi Eataly Milano Smeraldo, alla presenza di Maria Bonfanti, vice presidente LILT Milano Monza Brianza APS; Lamberto Bertolè, assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano; Daniela Giangreco, responsabile Prevenzione Primaria LILT; Nicola Pasini, responsabile settore Salute e Welfare, Fondazione ISMU; Lia Lombardi, ricercatrice e project manager, Fondazione ISMU; Serena Barello, ricercatrice EngageMinds HUB – Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Nelson Wilches, Ambasciatore della Salute della comunità latinoamericana.

Maria Bonfanti, vice presidente LILT Milano Monza Brianza e Lamberto Bertolé, assessore a Welfare e Salute del Comune di Milano

“Perché la salute diventi davvero un diritto di tutti – ha dichiarato al convegno l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé – deve diventare di interesse per tutti. Il modello LILT ha dimostrato di saper raggiungere questo obiettivo sensibilizzando i cittadini di origine straniera che vivono sul nostro territorio e supportandoli nella promozione di una vera cultura della prevenzione e aiutandoli a conoscere le possibilità che il nostro sistema sanitario offre da questo punto di vista, con un approccio costruttivo che, come dimostrano i numeri, ha dato i suoi frutti”.

Bonfanti: impegno decennale di LILT

“Da oltre dieci anni LILT Milano Monza Brianza è impegnata costantemente per promuovere prevenzione, stili di vita salutari e diagnosi precoce anche con progetti rivolti nello specifico alle comunità straniere – evidenzia Maria Bonfanti, vice presidente LILT Milano Monza Brianza. – La nostra modalità di azione è da sempre contraddistinta dall’attenzione ai bisogni di salute specifici di ogni singolo individuo e di ogni cultura. Proprio per questo abbiamo pensato alla figura degli ambasciatori della salute, capaci di creare ponti tra servizi di salute e cittadini e tra le diverse culture”.

Più attenzione alla prevenzione e agli stili di vita

La ricerca-valutazione svolta da Fondazione ISMU su chi ha partecipato ai progetti Salute Senza Frontiere (2017-2018; 2018-2019) per validare il modello di intervento di LILT e valutarne le condizioni di trasferibilità ha verificato il mantenimento delle conoscenze acquisite durante i percorsi di sensibilizzazione; il mutamento degli stili di vita e la diffusione della cultura della prevenzione e delle abitudini “sane” nell’ambito familiare e comunitario e l’adesione e l’accesso ai programmi di prevenzione oncologica. Il follow-up indica un significativo cambiamento di abitudini, di stili di vita e di acquisizione di significati dei concetti di salute, malattia, prevenzione. Allo stesso modo, la maggior parte degli interpellati ritiene di aver modificato “abbastanza” la propria alimentazione (44%), lo stile di vita in famiglia (46,7%), l’attività fisica (52%), la riduzione di bevande gasate/zuccherine (29,3%).

A questi si aggiunge il 28% di coloro che ritengono di aver modificato “molto” tali comportamenti. Anche la riduzione del consumo di bevande alcoliche è importante poiché il 10,7% dei rispondenti definisce “abbastanza” detto cambiamento e il 17,3% lo indica come “molto”. Si evidenzia inoltre un aumento del ricorso alle visite e screening di prevenzione: mammografia, dall’11,3% al 50%; visita ginecologica, dal 21,3% al 65,3%; visita senologica, dal 12,1% al 72,7%; ecografia al seno, dal 15,1% al 33,3%; esami del sangue, dal 20,6% al 71,4%.

Salute senza Frontiere ha realizzato incontri formativi e laboratori, con metodologie attente alle caratteristiche culturali, linguistiche e sociali delle diverse comunità. Un ruolo chiave è svolto da figure di intermediazione, referenti delle diverse comunità straniere, divenute ambasciatori della salute. LILT ha progettato visite gratuite di prevenzione oncologica e percorsi formativi per operatori sanitari per altre associazioni provinciali e realtà che si occupano di immigrazione, per creare un effetto moltiplicatore e strumenti di sostenibilità per le comunità straniere in forma più estesa.

Il Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica ha lavorato al progetto realizzando azioni di ricerca volte a raccogliere la testimonianza diretta dei diversi stakeholder che ne sono stati i protagonisti (rappresentanti di LILT, Ambasciatori della Salute, cittadini e referenti di diverse associazioni) al fine di ricostruire le caratteristiche distintive del modello di Educazione alla Salute di LILT e le condizioni che lo rendono trasferibile ad altri contesti.

Da sinistra: Serena Barello, Nelson Wilches, Daniela Ducoli, Nicola Pasini e Lia Lombardi

Progettazione sociale e sostenibilità verso l’agenda 2030 ONU

 “Salute Senza Frontiere è un interessante esempio di progettazione sociale volta promuovere il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDG) definiti dall’agenda 2030 dell’ONU – evidenzia Serena Barello, ricercatrice EngageMinds HUB – Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano -. Infatti, promuovere la salute dei migranti e dei cittadini stranieri costituisce un’azione concreta che contribuisce allo sviluppo sostenibile non solo economicamente, ma anche per l’ambiente e per le persone di tutto il mondo. L’innovazione del progetto risiede nella sua capacità di tradurre i principi della medicina partecipativa in azioni progettuali che fanno dell’engagement delle persone e delle comunità l’ingrediente chiave per la generazione di processi e percorsi di salute “su misura” per chi vi partecipa”.

L’ambasciatore Nelson: siamo ponti per l’integrazione

Sono 12 gli Ambasciatori della salute di LILT, per 5 comunità. Nelson Wilches, è Ambasciatore della comunità latinoamericana. “Questo progetto è fondamentale per fare integrazione; la promozione della salute è un’opportunità anche in questo senso per noi migranti: un modo per essere parte di una comunità, anche guardando al futuro dei nostri figli. Noi ambasciatori siamo fieri di essere ponti in questo senso. Considero l’impegno con LILT quasi come un lavoro. In famiglia due donne si sono ammalate di tumore: una non ce l’ha fatta. Promuovere prevenzioni e stili di vita salutari è fondamentale”.


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