Asportare le ovaie dopo un tumore al seno? Risponde uno studio

Asportare le ovaie dopo un tumore al seno? Risponde uno studio

Uno studio importante guidato da Gabriele Martelli dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano conferma che la rimozione preventiva delle ovaie riduce la mortalità nelle donne operate di tumore al seno con mutazione genetica.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Jama Surgery, condotto su pazienti operate di tumore al seno BRCA 1 oppure 2, dimostra il ruolo centrale dell’ovariectomia profilattica quale strategia da adottare tempestivamente.

Ma com’è stato sviluppato lo studio e quali sono i dati importanti che sono emersi? Li abbiamo sintetizzati con l’aiuto di Gabriele Martelli, oncologo e chirurgo senologo della Struttura Complessa di. Chirurgia Generale oncologica 3 – Senologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e prima Firma dello studio.
La ricerca restrospettiva ha coinvolto 480 pazienti mutate operate per un tumore al seno presso l’INT tra il 1972 e il 2019. Il lavoro è stato immenso: tre ricercatrici specializzande hanno, nell’arco di tre anni, ricostruito la storia clinica di tutte le pazienti, anche contattando i medici di famiglia e le Asl. Tutte le pazienti hanno avuto un tumore al seno in stadio iniziale a un solo seno e in precedenza non si erano mai ammalate di altre forme tumorali. Per quanto riguarda il tipo di intervento, alcune hanno effettuato la quadrantectomia, cioè l’asportazione solo del nodulo maligno, altre la mastectomia del seno aggredito dal tumore, altre ancora la mastectomia bilaterale. Di tutte, il 60% aveva una mutazione BRCA1 e il restante 40% era BRCA2. Il test genetico è stato successivo, dal momento che la ricerca ha determinato l’esistenza delle mutazioni negli anni ’90.

Il risultato della ricerca

Da questo studio è emerso che le pazienti portatrici di mutazione BRCA 1 e 2 operate di tumore al seno e che non hanno eseguito l’ovariectomia profilattica, la mortalità per neoplasia ovarica è decisamente superiore a quella mammaria. È emerso anche che circa il 10% di pazienti BRCA1 che non si è sottoposta a una ovariectomia profilattica ha avuto un tumore ovarico in età inferiore a 42 anni con una mortalità per questa malattia superiore al 60%. Nessuna paziente BRCA2 non sottoposta a ovariectomia profilattica ha manifestato una neoplasia ovarica in età giovane.

I risultati di questo studio consigliano per pazienti BRCA1 un percorso di ovariectomia profilattica a partire dall’età di 35 anni. In questi casi, il congelamento degli ovociti potrebbe essere una buona soluzione in caso di desiderio di gravidanza.

Il tipo di intervento

È stata condotta anche l’analisi di confronto tra le donne sottoposte a mastectomia e quelle a quadrantectomia. Le conclusioni? Anche nel caso di tumore al seno BRCA mutato, non ci sono controindicazioni all’esecuzione della quadrantectomia, se il nodulo ha le caratteristiche che lo consentono. È emerso infatti che il rischio cumulativo di recidiva locale a 25 anni in pazienti sottoposte a quadrantectomia è pari a circa l’1% annuo ed è più di due volte superiore rispetto a pazienti non mutate. Ma questo, viene sottolineato, non apporta differenze per quanto riguarda il rischio di mortalità, rispetto alla mastectomia. La valutazione quindi se procedere o meno con l’intervento demolitivo, va effettuato in base alla situazione clinica, ma anche psicologica della donna. In pratica, la mastectomia va eseguita anche in assenza di indicazioni, se questo la fa sentire più sicura.


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