Tumori neuroendocrini: rari e ingannevoli

Tumori neuroendocrini: rari e ingannevoli

Il 10 novembre è la giornata mondiale dei tumori neuroendrocrini, detti anche NET. Un’occasione per conoscere meglio una patologia rara, che registra 3.000 nuove diagnosi all’anno, ma anche subdola perché ha sintomi molto comuni.

È la giornata mondiale dei tumori neuroendocrini, chiamati anche NET, dall’inglese NeuroEndocrine Tumor. L’obiettivo è quello di parlarne e di far sì che in tutto il mondo, Italia compresa, vengano incrementate le conoscenze su questo particolare gruppo di tumori, che ancora oggi vengono spesso diagnosticati quando sono in fase avanzata. Perché i sintomi, quali perdita di peso, vampate di calore, mancanza di respiro e diarrea, possono depistare e far pensare ad altri problemi, come uno stato di ansia, la menopausa, la sindrome dell’intestino irritabile.

L’incidenza dei NET in Italia

I NET sono un gruppo eterogeneo di neoplasie con sintomi variabili, a volte silenti che li rendono non facilmente identificabili, soprattutto nelle fasi iniziali. In Italia si stimano circa 3.000 nuove diagnosi all’anno e, di queste, le neoplasie del tratto digerente rappresentano il 60-70% dei casi. Va detto anche che i tumori neuroendocrini che interessano il digerente non danno chiari sintomi e in circa il 40-50% in circa dei pazienti vengono diagnosticati purtroppo in fase già metastatica.

Le nuove terapie

La buona notizia è che oggi anche per i tumori NET colti in fase avanzata esiste una terapia efficace. I farmaci utilizzati si chiamano radioligandi, che rappresentano la nuova frontiera della medicina di precisione in ambito medico-nucleare. La loro peculiarità è di essere in grado di ‘taggare’ e colpire le cellule tumorali, distinguendole selettivamente da quelle sane, senza danneggiare queste ultime.

Uno studio internazionale

A dimostrarlo è uno studio internazionale al quale hanno partecipato anche Centri italiani. «Il nostro studio ha valuto l’efficacia e la sicurezza del farmaco su pazienti affetti da tumori positivi ai recettori della somatostatina, non più aggredibili con terapie standard e non operabili», sottolinea Diego Ferone, Presidente Eletto della SIE, Società italiana di ematologia e uno dei due ricercatori coordinatori dello studio. «I risultati dello studio hanno soprattutto dimostrato un significativo aumento della sopravvivenza libera da malattia in una percentuale molto alta di questi pazienti».


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