Oncologia di genere: quando la medicina tiene conto dell’orientamento sessuale

Oncologia di genere: quando la medicina tiene conto dell’orientamento sessuale

Formazione, cultura, ricerca oncologiche in base all’identità di genere di ogni persona. Sono alcune delle raccomandazioni suggerite da Aiom, l’Associazione italiana oncologia medica, con il coordinamento di Rossana Berardi, che ha redatto un piano per garantire prevenzione e terapie senza barriere.

Che cos’è la medicina di genere? La risposta più diffusa è “medicina delle donne”, ma non è così. Studia le altre caratteristiche quali l’orientamento sessuale e l’identità di genere, le quali rappresentano ulteriori tematiche distinte tra loro.

L’orientamento sessuale si riferisce, infatti, al sesso degli individui verso cui la persona prova attrazione emozionale, romantica e, oppure, sessuale. L’oncologia di genere fa parte della medicina di genere, con un obiettivo: migliorare la salute di tutti i malati di cancro, indipendentemente dall’identità di genere.

«L’oncologia medica deve essere sempre più inclusiva con il fine di migliorare la salute e il benessere di tutti i pazienti colpiti da cancro, indipendentemente dalla loro identità di genere», racconta Rossana Berardi, Direttrice Clinica Oncologica AOU delle Marche, ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e Tesoriere Nazionale AIOM, Associazione Italiana Oncologia Medica. «Da qui, l’elaborazione di una serie di Raccomandazioni, frutto del lavoro di oltre sei mesi di un gruppo di lavoro eterogeneo e qualificato che ha lavorato sulle evidenze scientifiche».

Le Raccomandazioni “Oncologia di genere” sono state redatte sotto l’egida di AIOM e pubblicate a luglio 2023. Per chi volesse leggere il documento completo, è disponibile sul sito di Aiom. Qui di seguito una selezione di 7 punti, estrapolati con l’aiuto della professoressa Berardi, Coordinatrice Working Group Raccomandazioni Oncologia di genere Aiom.

  • Gli oncologi dovrebbero impegnarsi in un processo clinico decisionale condiviso, in particolare nei contesti in cui le priorità dei pazienti differiscono dalle linee guida o nella discussione di trattamenti legati al genere (ad esempio, terapie ormonali, chirurgia).
  • È importante promuovere ricerca pre-clinica, clinica e traslazionale in ambito oncologico che tenga conto di un’ottica di genere.
  • I reparti oncologici dovrebbero garantire che una formazione di tipo culturale relativa alle persone appartenenti a minoranze di sesso e di genere (SGM) sia richiesta a tutto il personale sanitario.
  • Percorsi formativi dovrebbero essere necessari per istruire gli oncologi sui bisogni sanitari degli individui appartenenti a minoranze di sesso e di genere (SGM) e per far sviluppare loro capacità di comunicazione affermativa con lo scopo di facilitare l’assistenza centrata sul paziente anche per queste persone.
  • Sono necessarie maggiori formazione e ricerca per colmare le lacune di conoscenza degli operatori sanitari (oncologi, altri specialisti, infermieri ecc.) sui pazienti oncologici LGBTQ2SPIA+ (lesbian, gay, bisexual, trans, queer, two- spirit, pansexual, intersex, asexual, plus) al fine di fornire un’assistenza inclusiva a questi pazienti.
  • I problemi di fondo relativi allo screening oncologico nei pazienti appartenenti a minoranze di sesso e di genere devono essere compresi per definire i futuri approcci clinici e istituzionali in modo da migliorare l’assistenza sanitaria.
  • Ad oggi esistono delle crescenti evidenze di differenze di sesso/genere nelle neoplasie neuroendocrine (in particolare pancreatiche pNEN), sia per incidenza (maggiore negli uomini) che per comportamento clinico (prognosi peggiore nei maschi e maggior rischio di recidiva della malattia dopo chirurgia curativa).
  • Mancano tuttavia dati robusti relativi ad eventuali differenze nella risposta ai trattamenti, che pertanto si suggerisce di indagare tramite studi clinici disegnati in ottica di genere, che includano una pari rappresentanza dei sessi e un’analisi statistica disaggregata per sesso.

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